Macerata, 10 agosto 2013 - "Una donna che subisce una violenza, invece di essere aiutata e protetta, si ritrova sotto accusa, minacciata, sola ad affrontare un quotidiano che è pesante. Questo non è giusto, e purtroppo la nuova legge fa ben poco per migliorare la situazione". Silvia Gattari parla, purtroppo, per esperienza, dopo che nel marzo 2009 il suo ex compagno, la raggiunse al centro commerciale, dove lei lavora, e la massacrò di botte. Lui in appello è stato condannato a quattro anni di reclusione per l’accusa di lesioni. "Questa nuova legge — dice — è un passo avanti rispetto a tante parole. Però secondo me siamo ancora molto, molto lontani dal proteggere davvero le donne".
 

Cosa manca?
"La protezione prima e dopo le aggressioni: qualcosa non viene ancora compreso nella sua interezza. Oltre alla violenza in sé, una donna si ritrova a dover subire violenze ancora più grandi dagli assistenti sociali, dai giudici, dalle forze dell’ordine. Dopo essere stata massacrata, ho trovato la forza per rialzarmi, anche perché ho una figlia, ma è dura affrontare il quotidiano e, soprattutto se ci sono i bambini, se manca la protezione. E’ come se il trauma che si subisce non venisse considerato. Manca una comunicazione adeguata di quello che si affronta, non c’è consapevolezza. A volte invece mancano i mezzi".
 

Sono esperienze che anche lei ha vissuto?
"Certo. Il mio legale, l’avvocato Federico Valori, si è battuto tanto per far valutare la pericolosità di quella persona, io ho fatto psicoterapia, accompagno mia figlia agli incontri con i nonni, e faccio tutto quello che posso perché so che è importante il rapporto con il padre. Eppure mi sento accusare di voler solo tenere la bambina lontana da lui, vengo messa di fronte a dei ricatti. Non è possibile che una donna nelle mie condizioni si ritrovi ad avere dei nemici. La donna si deve giustificare sempre, anche dopo aver subìto violenze psichiche e fisiche".
 

Non c’è niente da salvare nel decreto?
"Una cosa positiva è l’arresto per lo stalker in flagranza: a me, che avevo già denunciato il mio aggressore, avrebbe forse potuto evitare l’aggressione più grave di marzo. Anche la misura del ritiro della patente è utile. Un altro aspetto positivo riguarda le informazioni che si devono dare alle donne sull’iter processuale: per una donna che tenta di rimettere insieme i pezzi può essere vitale sapere a cosa sta andando incontro con la denuncia. Ma in realtà, quando qualcuno me lo chiede, io consiglio di tenere la denuncia come ultima mossa".
 

Perché? Non è fondamentale denunciare?
"A me tante cose sono andate bene perché ho l’aiuto della famiglia, il lavoro, e un ottimo avvocato. Ma non per tutti è così, e certi uomini dopo la denuncia peggiorano: allora cosa dovrebbe fare una donna senza mezzi, senza alternative? Come dicevo, manca la consapevolezza del quotidiano, di quello che si trova a vivere una donna prima e dopo una violenza".
 

Il decreto viene invece promosso dall’onorevole Irene Manzi e da Ninfa Contigiani del Pd.

"Bene ha fatto il governo ad affrontare in modo specifico la questione della violenza sulle donne, ponendola al primo posto del decreto legge sicurezza. Un primo elemento importante è la presenza di una definizione chiara e ampia della violenza domestica. Bene si è fatto a spostare l’attenzione dell’intervento legislativo soprattutto sul piano preventivo, reagendo a uno degli aspetti peculiari del fenomeno nel nostro paese, la difficoltà delle vittime a vedere nella giustizia una risorsa utile per uscire dalla propria situazione. Fondamentale è stimolare l’uscita dei cittadini da quella cultura patriarcale e dalla storia di disuguaglianze che hanno impregnato le nostre mentalità".

Paola Pagnanelli