Macerata, 13 febbraio 2014 - DOPO LA SENTENZA dirompente della Cassazione, è ancora con la famiglia affidataria la piccola nata da una suora (ormai ex) e da un prete. La decisione della corte romana affronta il tema del diritto al ripensamento della madre naturale, ma non sembra dare indicazioni su come, in concreto, dovrà avvenire questo riavvicinamento. Per la famiglia del Maceratese che da due anni si occupa amorevolmente della piccola, sono giorni pesantissimi, tra l’angoscia per la separazione e l’impegno a non far preoccupare la bambina. Quali potranno essere gli effetti di questa separazione, lo dice il neuropsichiatra infantile Maurizio Pincherle.

«ALLONTANARE questa bambina dalla mamma affidataria significa farla morire». E’ un giudizio durissimo quello che, sul caso della piccola nata da una ex suora e ora riaffidata alla madre naturale, dà il dottor Maurizio Pincherle. Il neuropsichiatra infantile, primario dell’ospedale di Macerata, autore di numerose pubblicazioni, conosce da vicino la vicenda, perché ha avuto modo di esaminare la bimba in questi due anni. Secondo lui, la sentenza dei giudici di Roma sarà «una bomba atomica» per la piccola. «Questa non è una questione giuridica, qui si discute sulla pelle di una bambina. Prima di decidere cosa fare, si sarebbero dovuti valutare attentamente i danni che lei poteva subire».

Quali danni?
«Si sa benissimo che i legami di attaccamento sono importanti, e si strutturano nei primi due o tre anni di vita. Per questo la bambina deve rimanere con i genitori che l’hanno cresciuta, con cui ha stabilito i legami».

Quale reazione potrebbe avere quando verrà allontanata?
«La faranno morire di dolore, e nessuno l’ha valutato. I giudici ignorano la neuropsichiatria infantile. Per questo, in un procedimento del genere, ci voleva un esperto di chiara fama, come il professor Gabriel Levi, cui affidare una consulenza. Con i legami di attaccamento non si scherza: per lei ci saranno disturbi di tipo psichico, è certo, lo dicono tanti studi. Come può un giudice della Cassazione prendersi la responsabilità di causare un disturbo del genere a una bambina? Tra l’altro, consentire il ripensamento illimitato mette a repentaglio tutti gli affidi e le adozioni».

Lei ha avuto modo di visitare la piccola?
«Sì, nel mio studio. E’ una bambina sveglissima, intelligente e serena. L’unica cosa che altera questa serenità è la paura quando si allontana quella che lei considera la sua mamma».

Si potrebbe pensare a una sorta di affidamento condiviso, a un rapporto con entrambe le mamme?
«Ma che senso avrebbe? Ormai nella sua testa la madre è quella che fino a oggi l’ha cresciuta. Il lavaggio del cervello non riesce, questa è una legge naturale. La mamma affidataria sarebbe anche disponibile a una sorta di condivisione, ma ormai per la bambina la mamma è una, quella con cui è cresciuta. Questo distacco farà scoppiare una bomba atomica. Nella mia esperienza, ogni volta che ho visto un bimbo strappato alla madre a questa età, ho dovuto poi sempre riscontrare dei disturbi psichici, sempre. E’ un fatto di una gravità assoluta, e queste conseguenze non sono state valutate, ma quando si sarà manifestata la psicosi sarà troppo tardi per intervenire. Capisco i diritti della madre, ma qui bisognava partire dal diritto della bambina all’attaccamento: questo è il punto fondamentale nella vicenda».

di Paola Pagnanelli