Macerata, 17 aprile 2014 - «Mia figlia è disperata, tutti noi lo siamo, per un gioco che ai ragazzi sembra solo virtuale, e invece diventa una tragedia reale». Fatica a trattenere le lacrime il padre di una studentessa delle medie di un centro dell’Alto Maceratese, finita al centro di un massacro virtuale da parte di alcune persone che credeva sue amiche.

«La prima a sbagliare è stata lei, lo ha capito, ma tutto è nato da una semplice ingenuità: a novembre ha dato a un ragazzo di Fabriano alcune sue foto in biancheria intima. Poi a marzo, all’improvviso, ha scoperto che nella sua classe tutti avevano quelle foto, passate di cellulare in cellulare. Sono iniziati così insulti pesanti sui social network come Facebook o Ask, e lei si è ritrovata emarginata. Alcune amiche le sono rimaste vicine, ma chi ha diffuso quelle foto sta cercando di isolarla da tutti. E lei ora è depressa, distrutta».

La famiglia ha già presentato le dovute denunce contro chi ha pensato che internet fosse un luogo dove tutto è possibile, anche insultare senza pietà una ragazzina di 13 anni. E dalle indagini è stato possibile ricostruire quale giro abbiano fatto le sue foto. «Ma purtroppo non basta. Questi ragazzini vivono sui social network una specie di vita parallela, su Facebook mettono un “mi piace” sotto un insulto con grande leggerezza, senza capire che possono distruggere una persona. Per non parlare dell’altro sito, Ask, dove si insultano in maniera anonima e pesantissima, volgare, assurda. Hanno coinvolto persino mia moglie nelle offese».

La ragazzina, da parte sua, sta cercando di superare questi giorni, «i più bui della mia vita — li definisce su Facebook —. Vorrei chiedere alle mie coetanee che si ergono a paladine della moralità, cosa le ha spinte a far girare queste foto a tutti coloro che gliele avessero chieste. Credevano di poter apportare “un bene all’umanità” facendo in modo di far gridare all’untore verso di me o solamente per cercare di affondare la mia reputazione, non pensando alla mia vita e a quella di chi mi sta intorno?». Ma anche a questo suo sfogo sono seguiti degli insulti volgari, da parte di chi evidentemente ritiene di poter scrivere qualsiasi cosa, e non valuta le conseguenze che derivano per se stesso e per gli altri. «Queste parole — conclude il padre — non sono solo virtuali, sono reali per una ragazzina, e purtroppo rischiano di comprometterla».

Paola Pagnanelli