Macerata, 17 aprile 2014 - Dopo l’azione intrapresa nelle scorse settimane dai commissari di Banca Marche, che hanno ipotizzato un risarcimento per circa un miliardo di euro, ora sulla testa di presidenti, direttori e membri del vecchio consiglio di amministrazione e del vecchio collegio sindacale dell’istituto, rischia di cadere una nuova e pesante tegola. A loro, infatti, la Fondazione Carima, ha fatto notificare un atto di diffida e messa in mora per interrompere il periodo di prescrizione e per indicare l’ammontare dei danni subiti. Un’iniziativa volta ad aprire la strada per un possibile risarcimento da parte dei 28 soggetti interessati, stimato in circa 50 milioni di euro.

La scelta del presidente della Fondazione Franco Gazzani, assistito dagli avvocati Roberto Pozzi e Gabriele Cofanelli, si muove nel solco tracciato nei giorni scorsi dai commissari di Banca Marche Terrinoni e Feliziani, che con un atto stragiudiziale hanno interrotto i termini di prescrizione nei confronti dei propri amministratori e management in carica nel periodo 2006/2009. L’iniziativa dei commissari ha aperto uno scenario nuovo e inaspettato, ipotizzando che anche nei periodi passati il governo della banca e dei propri controllori possa essere incorso in una serie di condotte meritevoli del più ampio approfondimento.

Lo scopo della diffida della Fondazione, di natura pregiudiziale, è chiaramente indirizzato alla tutela degli interessi della stessa e dei suoi soci e fa seguito ad altre due importanti decisioni assunte nei giorni scorsi. Dapprima la richiesta di un risarcimento danni nei confronti della PricewaterhouseCoopers, per un importo di 40 milioni di euro, con riferimento all’aumento di capitale di Banca Marche nel marzo 2012, aumento cui la Fondazione partecipò sulla base della bontà dei bilanci certificati dalla stessa società. Bilanci che, alla luce degli eventi successivi, secondo la Fondazione, non erano attendibili e che se fossero stati resi per quello che davvero erano, avrebbero sicuramente indotto gli investitori ad altre scelte. Poi, a seguire, la scorsa settimana, Gazzani ha presentato un esposto denuncia alla Procura di Ancona, in cui si descrivono fatti (relativi ad operazioni immobiliari in Sardegna e a Roma che vedono coinvolta Banca Marche), riportati da due quotidiani, e mai smentiti dagli interessati, che potrebbero aver comportato danni all’istituto di credito per diverse decine di milioni. Di conseguenza, sarebbe stata danneggiata anche la Fondazione Carima che di Banca Marche è uno dei maggiori azionisti. Di qui la richiesta ai magistrati di accertare eventuali rilievi penali sulle condotte dei soggetti protagonisti degli eventi riferiti dai due giornali.

Il presidente Gazzani non vuole aggiungere nulla rispetto a quanto detto nei giorni scorsi, evidenziando che la Fondazione agisce a tutela dei suoi interessi e quelli dei suoi soci. C’è da dire che, comunque, è stato di parola quando alcuni giorni fa, dopo la richiesta di risarcimento contro la PricewaterhouseCoopers aveva detto: «Questo è solo l’inizio».

Franco Veroli