Macerata, 9 giugno 2014 - «Io sono un tipo ansioso. E siccome la chiamata doveva arrivare alle 20.30, il fatto che il telefono non squillasse è stato uno psicodramma». Il vescovo Giancarlo Vecerrica racconta i curiosi retroscena del colloquio con papa Bergoglio. Ormai è il secondo, dopo quello dell’anno scorso, ma a cose del genere non ci si abitua. E stavolta c’è scappato anche il problema tecnico. Il telefono, quello personale di Vecerrica, non suonava nonostante il Papa e i suoi collaboratori provassero insistentemente a chiamare. Allora sono scattate altre telefonate dall’Helvia Recina al Vaticano, grazie anche al segretario di Stato Parolin, e alla fine il contatto è stato ristabilito. «E’ venuto fuori — racconta Vecerrica — che avevano provato parecchie volte a chiamare, ma che il mio telefono non riceveva probabilmente perché c’erano troppi cellulari allo stadio. Poi, quando si è sentita la voce del Papa, è esploso il boato dei fedeli. E’ stato bellissimo. Durante la notte, mentre eravamo in cammino e in particolare nei momenti più difficili e faticosi, abbiamo fatto risentire ai pellegrini la voce del Pontefice».

Ma gli aneddoti non finiscono qui. Tutto è cominciato con la lettera che Vecerrica tempo fa scrisse a monsignor Alfred Xuereb, nominato recentemente segretario generale del dipartimento economico vaticano, per chiedere la disponibilità del Papa alla telefonata. «Poi — racconta ancora il vescovo — mercoledì scorso, in occasione della benedizione della fiaccola della pace, al momento del baciamano il Papa si è intrattenuto a lungo con me, tra lo stupore degli altri presenti. Gli ho fatto notare che il nostro pellegrinaggio ci sarebbe stato la sera prima del vertice israelo-palestinese in Vaticano. E lui ha escalmato: “Che bella coincidenza”». Io gli ho ribadito la richiesta della telefonata, lui mi ha detto che aveva già tutto appuntato nel suo studio, mi ha chiesto più volte il numero di telefono e l’orario in cui ci saremmo dovuti sentire».

L’anno scorso, al termine della prima conversazione con i pellegrini, Vecerrica propose al Papa di venire al pellegrinaggio. Richiesta che, in realtà, non è poi stata rinnovata nei mesi successivi. Il motivo, però, lascia aperte le porte per il futuro: «Non ho invitato il Papa — rivela ancora Vecerrica — per una ragione ecclesiastica. L’invito, infatti, spetta al vescovo, e a Macerata c’era l’amministratore apostolico e non il vescovo. Ecco, la situazione doveva stabilizzarsi». E ora che si è stabilizzata con la nomina di Nazzareno Marconi? «Non voglio anticipare i tempi — conclude Vecerrica —, vedremo cammin facendo».

Roberto Fiaccarini