Macerata, 22 giugno 2014 - UN’AGGRESSIONE violenta e immotivata c’è stata l’altra notte, in piazza Mazzini. Intorno alle 2.30 di notte Andrea Mazzanti, 31 anni, di Senigallia, educatore che in estate, quando è libero dalla scuola, collabora con l’agenzia di comunicazione «Esserci» per la promozione dello Sferisterio, appena uscito con due colleghe dopo la festa all’Ostello Ricci per la prima serata di Musicultura si è scontrato con uno sconosciuto. L’uomo, un nordafricano, prima lo ha insultato, poi gli ha puntato un taglierino alla gola, gli ha sferrato un pugno in pieno viso e quando Mazzanti è caduto a terra lo ha preso a calci. Solo l’intervento di un altro nordafricano ha evitato il peggio. Il senigalliese è stato portato al pronto soccorso, dove gli hanno diagnosticato un trauma cranico e il setto nasale deviato; i medici gli hanno dovuto mettere dodici punti al viso e alla testa, dove ha una frattura composta. Il viso, all’arrivo dei soccorritori, era una maschera di sangue. Alla fine i sanitari gli hanno dato una prognosi di 30 giorni, chiedendogli di tornare in ospedale per ulteriori controlli. Mazzanti lo farà, ma a Senigallia, dove è tornato dopo essere stato dimesso dal pronto soccorso. Illese invece le ragazze che erano con lui, Veronica Antinucci, di Montecassiano, socia dell’agenzia Esserci, e Lia Bracconeri, collaboratrice della stessa agenzia.
Sull’accaduto indagano i carabinieri di Macerata, che hanno raccolto le deposizioni di Mazzanti e delle due ragazze, uniche testimoni di quanto accaduto.

Il racconto del 31enne aggredito

«ASSURDO, senza motivo: quello cercava qualcuno con cui litigare, e purtroppo ha trovato me». Andrea Mazzanti è sconvolto e incredulo dopo l’aggressione subita la scorsa notte in piazza Mazzini. Il senigalliese di 31 anni, che con l’agenzia Esserci lavora per la promozione dello Sferisterio, ha passato la notte e la mattina al pronto soccorso, dove i medici gli hanno fatto due Tac per verificare che non avesse lesioni interne.

«Venerdì sera — racconta — eravamo stati all’Ostello Ricci, per distribuire del materiale sulla stagione lirica in occasione della festa organizzata per la prima serata di Musicultura. Alle 2.30, con Veronica e Lia, siamo venuti via e in piazza Mazzini ci stavamo salutando per tornare a casa. Eravamo davanti al bar vicino all’arco, quando dal centro è arrivato uno sconosciuto, un nordafricano che, passando di fianco a noi, ci ha rivolto un ‘vaffa’. Io gli ho risposto di stare tranquillo, e allora lui è scattato verso di me e mi ha puntato un taglierino contro la gola».

E lei come ha reagito?
«Io non mi aspettavo minimamente una cosa del genere, e con un braccio ho provato a scansare la sua mano. Era anche un tipo piuttosto basso, non mi ero spaventato all’inizio. Ma allora lui mi ha dato un pugno in faccia, io sono caduto a terra e lui ha iniziato a prendermi a calci. Non ho neanche avuto il tempo di reagire».

Cosa ha pensato in quel momento?
«Continuavo a chiedermi perché stesse facendo così, e quando avrebbe smesso. Non ci capivo molto, e sentivo un dolore fortissimo».

Voleva prendere i soldi? Ha strappato le borse alle sue amiche?
«No, nulla. Quello era visibilmente arrabbiato, non so con chi ce l’avesse ma cercava qualcuno con cui attaccarsi e purtroppo l’ho incrociato io».

Poi cosa è successo?
«Io non lo ricordo bene, ero a terra dolorante. Ma le ragazze mi hanno detto che è arrivato un cinquantenne che lo conosceva, nordafricano anche lui; gli avrebbe detto che mi stava ammazzando e lo avrebbe fatto smettere, portandolo poi via con lui. Si sono allontanati insieme, e a quel punto le ragazze hanno chiamato il 118. L’ambulanza è arrivata insieme con i carabinieri, e poi diversa gente si è affacciata ed è venuta a vedere cosa fosse successo».

Secondo lei l’aggressore era ubriaco?
«Per niente, non puzzava di vino e ha fatto uno scatto fulmineo contro di me. Quell’aggressitivà e quella violenza non sono un effetto dell’alcol».

Dopo un’aggressione simile sarà ancora spaventato.
«Ma in realtà sono sconcertato. Ho lavorato a Milano, Roma e Napoli, ed è assurdo che mi sia capitata una cosa del genere in una città tranquilla come Macerata. Storie del genere di solito si leggono nelle cronache delle grandi città. Io tra l’altro lavoro come educatore, sono abituato a trattare con gente instabile. Ma una cosa così non mi era mai capitata».

di Paola Pagnanelli