Macerata, 24 giugno 2014 - «Mio marito è come Billy Elliot. Ha coronato il suo sogno». Rende l’idea il paragone utilizzato da Erenia Nardino per far capire cosa sia successo al metalmeccanico Dante Francani, 40 anni, di Roseto degli Abruzzi, nel Teramano. Operaio per necessità, dopo il matrimonio e la nascita della figlia, ma musicista per vocazione da quando, a 8 anni, ha cominciato a studiare pianoforte. Nel 2013, per gioco, sua moglie invia una sua canzone, “Tuta blu o la ballata dell’operaio”, a un concorso radiofonico. Dante vince la gara e viene premiato con la possibilità di aprire il concerto “Aspettando il primo maggio” a Teramo, calcando lo stesso palco di Max Gazzè e Marta sui Tubi. Ieri, con la stessa canzone, la vittoria alla 25esima edizione di Musicultura. «Dove - racconta lui - mia moglie mi ha iscritto di nascosto».

E quando lo ha scoperto?
«Il giorno del compleanno — sorride Francani — mi ha dato una busta dicendomi che era il suo regalo. Lì per lì ho pensato che mi avesse dato i soldi, invece era l’iscrizione a Musicultura».

Lei conosceva questo Festival?
«L’ho seguito anche se non ero mai stato a Macerata e quindi nemmeno allo Sferisterio, un posto magico. Salire quel palcoscenico non ha prezzo».

Emozione?
«Da morire. Però mi sono rincuorato quando ho visto emozionati artisti del calibro di Luca Carboni e Gino Paoli: in quei momenti ho capito cosa sia la magia dello Sferisterio».

Quando ha scritto questo testo?
«Due anni e mezzo fa a mensa durante la pausa pranzo: il testo mi è venuto giù di getto. È una canzone d’impatto, sanguigna, nata dalla bocca dello stomaco. I versi sono molto potenti, sono arrivati alla orecchie e al cuore della gente. Tutti hanno capito che quando parlo di tuta blu non mi riferisco solo alla mia categoria, ma a un momento storico. In questa canzone includo tutti: chi lavora e chi no».

Chi le ha detto che quanto aveva scritto aveva valore?
«L’ho capito subito da me, ero certo di aver scritto qualcosa di veramente bello.

Quante canzoni ha scritto?
«Ventiquattro, e sono lì chiuse nel cassetto. ora vorrei incidere un album».

Lei dove lavora?
«Alla Cordivari. Un’azienda con 500 lavoratori a Morro d’Oro che si occupa di radiatori, contenitori di alimenti e altri prodotti».

Si sente la crisi?
«Si sente come ovunque, però il nostro datore di lavoro non ha messo in cassa integrazione nessuno e si sta facendo in quattro per andare avanti e assicurare il posto a tutti quanti».

Però in un punto lei scrive che l’operaio è costretto a respirare zinco e ferro che t’ammazza i polmoni e ingrassa il “verro”. Cosa intendeva dire con quella frase?
«È semplicemente una frase contro il sistema, non è rivolto a qualcuno».

I suoi compagni di lavoro l’hanno vista esibirsi allo Sferisterio?
«Venerdì sono venuti in quattro».

Domenica non c’erano?
«E come facevano? La manifestazione è finita tardi e il giorno dopo c’è da andare a lavorare».

Ha vinto ventimila euro, come li spenderà?
«Non ne ho idea. La prima cosa che mi viene in mente è di investirli nella musica, ma come si fa se non c’è uno bravo che sa guidarti in questo senso?»

Quanti messaggi ha ricevuto dopo la vittoria?
«Una marea, ne sono stato travolto. La mia pagina Facebook è diventata ingestibile e poi oggi avrei voluto dedicarlo a mia figlia, ma non è stato impossibile perché il cellulare ha squillato di continuo».

Il suo futuro lo vede ancora alla Cordivari?
«È strettamente legato a questa azienda, non farò la stupidaggine di licenziarmi perché ho vinto Musicultura. Però prenderò un paio di mesi di aspettativa per progettare qualcosa nella musica, ma al momento non so cosa».

Lorenzo Monachesi