Frana riattivata dal terremoto. «Ma nessun allarme»

Camerino, sopralluogo di un team di geologi

Il professor Pambianchi dell’Università di Camerino (foto Calavita)

Il professor Pambianchi dell’Università di Camerino (foto Calavita)

Camerino (Macerata), 15 settembre 2017 - Quindici geologi da tutta Italia per mappare gli effetti del sisma. «Basterebbero 2 o 3 milioni di euro per monitorare tutto il cratere: oggi il monitoraggio diventa prevenzione fondamentale».

Così, il presidente dell’associazione nazionale dei geomorfologi italiani, Gilberto Pambianchi, ordinario di geografia fisica e morfologia dell’Università di Camerino. Si sta svolgendo proprio in questi giorni uno stage di approfondimento sulle zone colpite dal terremoto, che oggi e domani si sposterà prima a Norcia e Castelluccio e poi a Colfiorito, analizzando l’evoluzione dal terremoto del 1997.

Prima tappa però quella di ieri a Camerino, per monitorare la frana che sovrasta la superstrada della Val di Chienti, poco dopo Valdiea, sul monte Fiungo. «Non si tratta di una vera e propria frana – spiega Pambianchi – migliaia di anni fa è partita una grande deformazione gravitativa, che comunque è molto estesa e di grande impatto visivo. La sua evoluzione è molto lenta, ed evolve a scatti, durante i terremoti. Questo significa che non c’è un rischio imminente di distacco di materiali, però la situazione è da tenere sotto controllo, soprattutto dopo il terremoto di ottobre».

Nessun allarmisno quindi e nessuna paura di percorrere la superstrada, perché l’evoluzione di questi fenomeni va valutata sull’unità di migliaia di anni. Con le scosse del 26, però, la frana si è riattivata, e all’apice sono state notate delle spaccature di circa 30, 40 centimetri che durante questo anno ulteriormente trascorso sono peggiorate. Da qui l’importante appello del professor Pambianchi e del collega Marco Materazzi.

«Manca il monitoraggio dei fenomeni geomorfologici in tutta l’area del cratere sismico – ha aggiunto – che ha subito notevolmente le scosse. Fino ad oggi abbiamo valutato circa 4000 effetti di superficie del sisma, mappato più di 200 frane di cui circa il 10% si è riattivato dopo il terremoto. Questa prevenzione, che costerebbe sui 2 o 3 milioni di euro, serve per dare sicurezza e rilancio a questi territori colpiti dal terremoto».

Per questo quindi il team di studenti e ricercatori ha mappato ieri la frana di Camerino e si porterà domani negli altri luoghi cardine dei sismi degli ultimi venti anni. Dopo aver studiato la frana di fronte, dalla visuale offerta da Rocca Varano, il gruppo di studiosi si è spostato a piedi sulla frana, risalendo la montagna.