Caccia a una seconda talpa. "Tabulati delle intercettazioni consegnati all’imprenditore"

Appalti truccati: fissato l’interrogatorio di garanzia

L’indagine è stata condotta dalla Guardia di finanza (foto d’archivio)

L’indagine è stata condotta dalla Guardia di finanza (foto d’archivio)

Macerata, 25 novembre 2017 - Tanto bene informato, da avere addirittura i tabulati delle intercettazioni telefoniche fatti nel corso delle indagini su di lui. L’imprenditore edile muccese Giulio Resparambia, legale rappresentante della Progeco, è al centro dell’inchiesta sugli appalti truccati condotta dalla Guardia di Finanza. Un ex finanziere è accusato di averlo aiutato, ma oltre a lui, come dichiarato dal procuratore capo Giovanni Giorgio, c’è almeno un’altra talpa, un appartenente alle forze dell’ordine che avrebbe fornito all’imprenditore parte del materiale raccolto nel corso delle indagini. Su questo, gli accertamenti sono ancora in corso. Resparambia avrebbe contattato per primo il brigadiere delle Fiamme gialle Sante Crocetti, anche lui originario dell’alto Maceratese. Crocetti, difeso dall’avvocato Vando Scheggia, per il momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Ha subìto il sequestro da parte della magistratura di 40mila euro, la somma ritenuta la mazzetta che avrebbe preso dall’imprenditore in cambio delle indiscrezioni sulle indagini. Per questo solo Resparambia è accusato di corruzione. Lo stesso imprenditore avrebbe poi tentato di arruolare altre talpe, ma tra i finanzieri avrebbe trovato un muro.

Eppure qualcun altro sarebbe riuscito a entrare in possesso del contenuto del faldone sulle intercettazioni e glielo avrebbe fatto avere. Con Resparambia, si ritrovano accusati di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta Enzo Stramazzotti della Scavi e condotte di Apiro, e Giancarlo Maccari, titolare dell’omonima impresa camerte; due aziende conosciute e con un passato senza macchia, che ora si ritrovano accusate – dopo la denuncia di due altri imprenditori, di San Ginesio e Treia – di aver costituito un cartello per spartirsi i vari appalti per i lavori su strade e condotte in provincia, ma anche nell’Anconetano, nel Fermano e anche a Perugia. Per loro due, è stata emessa la misura cautelare dell’interdizione dall’esercizio dell’attività di impresa e delle funzioni direttive nell’impresa per otto mesi. «È opportuno evidenziare – nota l’avvocato dei due, Gabriele Cofanelli – come il provvedimento cautelare emesso dal gip Potetti su richiesta della pubblica accusa abbia operato un netto distinguo tra le diverse condotte ascritte agli indagati: le presunte connotazioni illecite e che riguarderebbero un appartenente alla polizia giudiziaria non contemplano di certo la posizione dei miei assistiti. A questi ultimi viene contestata la realizzazione di una o più turbativa d’asta, che può essere integrata da una serie di condotte libere ma che, in quanto tali, possono essere interpretate in diversi modi salvo poi dover verificare se la norma sia stata davvero violata, soprattutto sotto il profilo dell’elemento psicologico, della consapevolezza. Confidiamo di poter chiarire una serie di profili durante il corso dell’interrogatorio di garanzia che lo stesso gip ha già fissato per il primo dicembre, salvo comunque esaminare con calma l’eventualità di un ricorso al riesame». In tutto 34 persone sono coinvolte nell’inchiesta; tra loro anche professionisti e funzionari di enti pubblici che non avrebbero vigilato su chi eseguiva i lavori. Per l’accusa infatti le tre imprese si sarebbero spartite gli appalti concordando i ribassi, poi però a lavorare davvero sarebbero state altre imprese ombra, a cui la vincitrice della gara avrebbe poi girato i pagamenti trattenendone una quota. Si parla in tutto di lavori per 26 milioni.