Chechi, campione di solidarietà

L’olimpionico a Camerino per sostenere l’associazione 'IoNonCrollo'. "Ragazzi, non dovete arrendervi"

Juri Chechi tra i ragazzi

Juri Chechi tra i ragazzi

Macerata, 10 dicembre 2016 - «Non c'è altra soluzione che rialzarsi in piedi e ricostruire». Queste le prime parole, ieri, del campione olimpico Jury Chechi in visita a Camerino, città messa in ginocchio dal sisma, che lo ha accolto nella palestra del polo scolastico provinciale di Madonna delle Carceri per l’incontro organizzato dall’associazione «IoNonCrollo», durante il quale è stato presentato ufficialmente il progetto del quartiere delle associazioni. Prima di raggiungere la folta platea che lo stava attendendo, però, il campione accompagnato da alcuni volontari di «IoNonCrollo» e dai vigili del fuoco ha effettuato una visita nel centro storico distrutto dalle scosse, arrivando da piazza Cavour fino alla sede municipale di palazzo Bongiovanni. A portare i saluti della comunità camerte e del territorio il sindaco Gianluca Pasqui, il prorettore vicario di Unicam Claudio Pettinari, il presidente del Coni Marche Germano Peschini, il presidente del Cus Camerino Stefano Belardinelli, Claudio Cingolani, presidente di «IoNonCrollo» e Sandro Santacchi, Avis Frecce Azzurre.

Chechi, lei è molto legato a questo territorio. Come ha vissuto il dramma del sisma?

«L’ho vissuto esattamente come un maceratese, o un ascolano, che in questi mesi stanno vivendo il trauma di questo devastante evento sismico – dice –. Ogni estate fin da quando avevo tredici anni mi sono allenato tra Porto San Giorgio e Fermo, e a Ripatransone ho deciso di investire e aprire un agriturismo. Ero proprio qui quando ci sono state le scosse di agosto e di ottobre, anche se fortunatamente la mia attività non è stata danneggiata dal sisma. Ma la situazione è drammatica e anche Camerino, come ho potuto constatare con i miei occhi, è distrutta e messa in ginocchio».

Lei conosceva la città ducale: che effetto le ha fatto rivederla nel silenzio della zona rossa?

«Davvero tremendo. Ero stato a Camerino l’ultima volta questa estate in bicicletta, ed ero passato in piazza Cavour. Rivederla adesso, vuota, silenziosa, e soprattutto sapendo che dentro gli edifici sono distrutti, fa male al cuore».

Perché ha scelto di supportare l’associazione IoNonCrollo e il suo progetto?

«Una città come Camerino, cuore di un territorio pieno di bellezze e ricchezze, non può e non deve morire. Ho deciso di dare il mio supporto a questi ragazzi perché, esattamente come fa un atleta dopo un grave infortunio, vero terremoto per la vita e la carriera, hanno voluto sin da subito rimettersi in pista e ricominciare a correre verso il futuro».

Rialzarsi è possibile, la sua storia lo insegna.

«Sì, assolutamente. C’è una bellissima poesia che recita: ‘Sono il padrone del mio destino, sono il capitano della mia anima’. Penso che sia importante decidere in prima persona e adoperarsi per tracciare le linee del proprio futuro e i ragazzi di IoNonCrollo lo hanno capito perfettamente».