CronacaSpari a Macerata, i deliri di Luca Traini: "Faccio una strage"

Spari a Macerata, i deliri di Luca Traini: "Faccio una strage"

Chi è il 29enne arrestato per il raid di fuoco contro gli stranieri: dal saluto romano in palestra e alle parole anti-migranti. Si candidò con la Lega

Luca Traini, arrestato a Macerata per gli spari contro gli stranieri

Luca Traini, arrestato a Macerata per gli spari contro gli stranieri

Macerata, 4 febbraio 2018 - Profilo psicologico: borderline. Luca Traini, il 29enne arrestato per il raid di fuoco contro gli stranieri per le strade di Macerata (FOTO), ce l’aveva scritto nero su bianco e firmato dallo psichiatra che lo aveva in cura. Per molti un campanello d’allarme, per lui un vanto da esibire con orgoglio all’unica famiglia che gli era rimasta: la palestra, anzi le palestre, visto che era talmente forte il culto del corpo che ne frequentava più di una tra Corridonia, Macerata e Tolentino.

VIDEO / L'uscita di Luca Traini nella notte dalla caserma

Abbandonato dal padre da piccolo, recentemente cacciato da casa dalla madre, viveva a Tolentino con la nonna. Chi lo conosce parla di una progressiva radicalizzazione a destra in una vita solitaria e disperata, a farsi i muscoli in palestra e a professare idee violente e xenofobe. A qualcuno aveva anche confidato di professarsi ‘rettiliano’, ovvero coloro che credono nell’esistenza di uomini rettili.

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Incensurato, aveva cambiato mille lavori: buttafuori, vigilante, operaio in un’azienda metallurgica, ultimamente macellaio. Ma il suo mondo era lì, dentro a quelle palestre dove entrava facendo il saluto romano ed esibendo i tatuaggi fascisti: una scritta Dux e una svastica stilizzata sulla fronte, il simbolo di Terza Posizione, gruppo di estrema destra degli anni ‘70 e ‘80.    Perché Luca Traini prima di candidarsi con la Lega Nord a Corridonia nel 2017, era stato vicino a Forza Nuova e a CasaPound. Quegli ambienti di estrema destra li frequentava abitualmente e le idee le aveva piuttosto chiare: "Questi negri vanno mandati a casa, prima o poi tiro fuori una pistola e faccio una strage".

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Frasi che ripeteva spesso, per cui si era guadagnato la cacciata da una delle sue palestre, la Robby’s che sta sia a Macerata sia a Tolentino: «Aveva atteggiamenti sempre più estremisti, faceva il saluto romano e battute razziste – racconta Francesco Clerico, il titolare –. È stato un amico, era al mio matrimonio, ma non ce la facevo più. Ho provato a salvarlo, ma non c’è stato nulla da fare. Dentro era un buono, lo hanno rovinato le amicizie sbagliate, questi ambienti estremisti che frequentava. Ma non ho dubbi: Luca neanche capiva queste scemate populiste. È un ignorante, facilmente influenzabile, ha pure amici extracomunitari. Non mi sarei mai aspettato ciò che ha fatto».

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Eppure l’ha fatto: ha tirato fuori la sua pistola (VIDEO) – regolarmente denunciata – e ha fatto fuoco su sei migranti di colore (VIDEO L'arresto), accecato dall’odio razziale, nei giorni in cui nella stessa Macerata si piange la giovane fatta a pezzi da un nigeriano. «Ma non c’è nessun collegamento tra Luca Traini e Pamela Mastropietro, i due non si conoscevano», si affretta a chiarire il comandante provinciale dei carabinieri Michele Roberti. Trasferito nella notte nel carcere di Montacuto, lo stesso dove è detenuto Innocent Oshegale arrestato per l'omicidio di pamela Mastropietro, ora Luca Traini è in isolamento.   Nelle foto su Facebook Traini appare rasato a zero. In un video delle elezioni comunali a Corridonia a giugno 2017 è a pochi metri dal leader della Lega Matteo Salvini. Già, perché quando il grande capo scendeva nelle Marche, lui c’era sempre, lì al suo fianco, un po’ simpatizzante, un po’ guardia del corpo come è successo ultimamente nel blitz leghista all’Hotel House di Porto Recanati, il grande grattacielo che ospita centinaia di extracomunitari.

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Già, quegli extracomunitari e il loro controllo su cui aveva costruito il suo programma politico da giovane candidato leghista. Risultato: 0 voti. L’ennesimo schiaffo di una vita frustrata e solitaria contro la quale ha voluto costruirsi un’armatura fatta di muscoli e idee violente. Che gli hanno fatto premere il grilletto e sfiorare una strage xenofoba prima di consegnarsi alle forze dell’ordine in modo teatrale, avvolto nel Tricolore con tanto di saluto fascista e grido Viva l’Italia. "Neanche noi abbiamo capito cosa gli sia successo, lo sa solo lui" borbotta il padre, fuori dal cancello della casa di contrada Valteia.

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