Sparatoria a Macerata, gli ex prof di Luca Traini: "Ancora non riusciamo a crederci"

L'insegnante di lettere dell'istituto Bramante: "A scuola stava sempre con un ragazzo di colore"

Spari a Macerata, Luca Traini esce dalla caserma (foto Ansa)

Spari a Macerata, Luca Traini esce dalla caserma (foto Ansa)

Macerata, 6 febbraio 2018 - «A scuola aveva un amico di colore. Giocavano, lottavano, e scherzavano sempre. Si volevano molto bene, credo.  Luca Traini (VIDEO) è l’ultima persona al mondo che avrei immaginato facesse un atto del genere». È sconvolta, l’insegnante di lettere di Traini all’istituto per geometri Bramante: è incredula, lo ricorda come una persona completamente diversa rispetto a quella che è stata arrestata sabato sul monumento ai caduti dopo aver sparato a sei persone di colore, aver fatto il saluto romano e aver gridato «Viva l’Italia».

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«Gli ho insegnato per tre anni – prosegue –, e non l’ho mai sentito dire una parola violenta. Sempre educato. Un angelo. Si era molto affezionato a me. Ricordo che gli piaceva tanto la musica che ascoltavo, e non era semplice, di certo i ragazzi di quell’età non si entusiasmano per la musica classica e Ray Charles. Sabato, ho sentito il gelo dentro, e ancora adesso mi risulta difficile crederci. Lo andrò a trovare ora, se lui lo vorrà ovviamente».

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ANSA

«Ne soffro, ne soffro enormemente – dice commosso un altro insegnate dei geometri, a cui Traini era molto legato –, quando ho saputo che era stato lui sono rimasto come pietrificato. L’ho visto in quelle immagini, bloccato a terra sul Monumento. E sono stato travolto da una profonda tristezza. A scuola era un ragazzino di indole buona – lo ricorda –, altruista, vicino ai propri compagni, rispettoso delle regole. Era facilmente suggestionabile, questo sì, un po’ fragile, andando in palestra cercava forse di contrastare questa sua fragilità. Era innamoratissimo di una ragazza della scuola, con cui è stato fidanzato per anni. Era felice con lei, in equilibrio. So che ha sofferto enormemente quando si sono lasciati. Era anche molto solo, credo. L’ultima volta l’ho incontrato a Tolentino, in un supermercato, una ventina di giorni fa. Abbiamo chiacchierato, mi ha presentato sua madre. Non aveva nulla di diverso dal solito. Non so cosa gli sia preso, quel giorno, è scattato qualcosa nella testa di quel ragazzo così educato, e così fragile». «Io non gli insegnavo – dice il vicepreside Delfo Palpacelli – ma per quel poco che lo ricordo era tranquillo, calmo, non ha mai dato nessun tipo di problema». 

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c. g.