Morì in Romania, il padre ora accusa: "L'avvocato si è tenuto il risarcimento"

Roberto Mozzoni venne travolto e ucciso a 33 anni. L’odissea del padre

Roberto Mozzoni morì il 7 gennaio 2007 in Romania, dove venne travolto e ucciso dall’ex fidanzato della compagna

Roberto Mozzoni morì il 7 gennaio 2007 in Romania, dove venne travolto e ucciso dall’ex fidanzato della compagna

Macerata, 2 agosto 2017 - ​«I soldi del risarcimento per la morte di mio figlio sono stati dati all’avvocato, che a noi non ha mai dato nulla». E’ questa l’amara verità scoperta, con fatica, dal treiese Giancarlo Mozzoni, che però non ha certo intenzione di lasciar correre, e non ha esitato a rivolgersi anche al presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

Mozzoni da dieci anni piange la morte del figlio Roberto, rimasto ucciso in un incidente stradale in Romania, a soli 33 anni: era andato a Brasov, in Transilvania, con la compagna, a Capodanno, ma l’ex fidanzato di lei dopo un litigio lo aveva investito con l’auto, uccidendolo.

Da lì era iniziata la causa, al termine della quale il romeno era stato condannato a cinque anni di reclusione, con l’ordine all’assicurazione di risarcire i familiari, cioè il padre Giancarlo, e il figlioletto piccolo. Ma di quei soldi, a Treia non hanno mai visto un euro.

Giancarlo Mozzoni, padre di Roberto, morto il 7 gennaio 2007 in Romania
Giancarlo Mozzoni, padre di Roberto, morto il 7 gennaio 2007 in Romania

Mozzoni ha contattato Alessandro Massi, assessore comunale a Tolentino e nipote del premier. Massi ha preso a cuore la vicenda, e si è dato da fare per farla conoscere al primo ministro Gentiloni, informandolo dell’accaduto con tutta la documentazione. «Lo ha segnalato anche al ministro del’Interno Marco Minniti, al ministro degli Esteri Angelino Alfano, poi ai sindaci di Tolentino (Giuseppe Pezzanesi) e Treia (Franco Capponi) e al presidente della Provincia Antonio Pettinari».

«Quello che è accaduto a noi – prosegue il padre di Roberto – è gravissimo, non è accettabile che un cittadino italiano muoia in un paese dell’Unione europea e i familiari non vengano neppure risarciti. Questa storia non finirà così – conclude Mozzoni –, sono pronto a fare qualsiasi cosa, devo farlo per mio nipote, che è il bambino di mio figlio, l’unica cosa che mi resta di lui».