Omicidio di Osimo, tesoretto nel furgone. Andreucci: "L’ho colpito due volte"

Quasi 15mila euro tra assegni e contanti, ma non sono stati toccati

Valerio Andreucci

Valerio Andreucci

Ancona, 24 maggio 2017 - C’era un tesoretto nel furgone su cui viaggiava Olindo Pinciaroli, il veterinario di 53 anni ucciso a coltellate domenica mattina lungo la provinciale Chiaravallese, tra Osimo e Polverigi. Nell’ambulanza veterinaria guidata dal collaboratore Valerio Andreucci, fermato con l’accusa di omicidio volontario, c’erano oltre 15mila euro: i militari di Osimo, che indagano insieme a quelli del Reparto operativo, hanno inventariato nove assegni per un valore totale di 11.500 euro e 3.600 euro in contanti, tutti in banconote da 50 e 100 euro.

Se gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Marco Pucilli, non hanno mai creduto alla rapina messa in atto da quattro zingari, il ritrovamento del denaro porterebbe anche a escludere che Andreucci abbia agito per motivi economici. I carabinieri hanno sequestrato anche un iPhone 6 di Andreucci e un iPhone 4 che era nel furgone ed è proprio dai due telefonini che potrebbero emergere elementi decisivi per ricostruire i motivi dell’omicidio. La Procura ha ricostruito che tra i due, che lavoravano insieme da circa tre mesi, c’erano stati dissapori, ma non tali da giustificare un omicidio. La memoria dei telefonini potrebbe far emergere un movente maturato nelle ore precedenti il delitto. Che Andreucci, 23enne originario di Ascoli con la passione per i cavalli e alcune ombre nel suo passato, abbia colpito a coltellate il suo datore di lavoro è ormai accertato: lo ha ammesso lo stesso fantino, dopo che gli inquirenti gli hanno riferito che un testimone lo aveva visto. Un automobilista passato attorno alle 9.30 lungo la provinciale Chiaravallese ha infatti raccontato di aver visto un ragazzo in piedi vicino alla ambulanza veterinaria, che prendeva a calci qualcosa che stava a terra. La descrizione corrispondeva a quella di Andreucci.

«È vero, l’ho preso a calci e gli ho dato due coltellate, ma Olindo era già morto», ha ammesso il 23enne alla fine dell’interrogatorio. «L’ho fatto per disperazione – ha aggiunto per spiegare il suo gesto –, perché gli ero talmente affezionato che quando l’ho visto a terra morto sono stato assalito da rabbia e sconforto». Valerio Andreucci ha anche dichiarato di essere stato aiutato, nei momenti successivi all’aggressione, da alcuni amici: ha fatto nomi e cognomi, ma i ragazzi nominati avrebbero tutti un alibi.

Oggi alcune risposte potrebbero arrivare dall’autopsia, affidata al professor Adriano Tagliabracci, che dovrà stabilire se le ferite inferte alla vittima siano compatibili con il coltello lungo 33 centimetri marca Excelsa di cui 30 di lama, trovato a 50 metri dall’ambulanza. Sull’impugnatura le impronte di Andreucci. Resta da capire se Pinciaroli oltre che accoltellato, sia stato anche investito: il corpo è stato trovato semisepolto dall’erba e quasi schiacciato da una ruota anteriore del furgone. A 25 metri dal cadavere è stata trovata una felpa insanguinata in una busta, mentre a circa 80 metri c’era un giubbotto. I reperti saranno analizzati dai Ris, che studieranno anche l’abitacolo dell’ambulanza, piena di sangue, per capire se l’omicidio sia avvenuto dentro o fuori del furgone.