Macerata, 22 febbraio 2018 - "Pamela Mastropietro è morta per colpa dell'eroina". Lo ha ribadito Innocent Oseghale per l'ennesima volta molto chiaramente ai suoi avvocati difensori Simone Matraxia e Umberto Gramenzi.
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Il 29enne nigeriano detenuto per omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento del cadavere della diciottenne romana, ha raccontato, anche mimandole, le modalità della presunta assunzione di droga da parte della ragazza nella mansarda di via Spalato a Macerata, fino a quando la giovane sarebbe caduta a terra e lui avrebbe cercato invano di rianimarla.
C'è riserbo invece su quanto ha riferito ai suoi difensori sul sezionamento del cadavere, trovato in due trolley a Pollenza. Trolley portati dallo stesso Oseghale con un tassista. Gli avvocati nomineranno tre periti: un tossicologo, un medico legale e un perito informatico, così come ha fatto la Procura di Macerata.
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Il Tribunale per i Minori di Ancona intanto ha revocato a Oseghale la possibilità di avere contatti con la figlia e di poterla contattare senza l'autorizzazione del magistrato di sorveglianza. Il provvedimento gli è stato notificato nel carcere. Nel giugno 2017 il Tribunale minorile aveva emesso un provvedimento con il quale lo autorizzava a far visita alla bambina (che ora ha circa un anno) ospite in una comunità in provincia di Fermo insieme alla madre, ora ricoverata in ospedale, incinta al settimo mese. Oseghale aveva espresso nei giorni scorsi il desiderio di vedere la figlia e la compagna. Il provvedimento però è stato revocato.
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