Omicidio di Pamela Mastropietro, il perito. "E' stata uccisa"

I risultati dell’esame tossicologico: non ha avuto un'overdose

Pamela Mastropietro

Pamela Mastropietro

Macerata, 28 febbraio 2018 - Non è stata un'overdose a uccidere Pamela Mastropietro. È un primo tassello definitivo che viene posto, nell’inchiesta coordinata dal procuratore capo Giovanni Giorgio sulla morte della diciottenne romana. Le indagini sono ancora in corso per fare luce su questo delitto macabro. I carabinieri stanno continuando a sentire numerose persone, per ricostruire il quadro di quei giorni, dal 29 al 31 gennaio, per chiarire i ruoli e le responsabilità. Elementi importanti sono attesi dalla perizia sulla quale hanno lavorato i medici legali Mariano Cingolani, Dora Mirtella e Roberto Scendoni, e il tossicologo Rino Froldi. I consulenti della procura hanno chiesto qualche giorno in più per depositare le conclusioni dei loro esami, condotti anche con dei macchinari a Roma.

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Ma un primo dato è stato già evidenziato: Pamela non ha avuto alcuna overdose. La ragazza ha assunto eroina, ma non è stato questo a ucciderla. Tracce di morfina sono state infatti trovate negli organi della diciottenne, mentre in caso di overdose la crisi è immediata, la circolazione del sangue si blocca e dunque la sostanza non si allontana dal punto in cui è stata iniettata. Non è stato un soffocamento, perché la lingua «pinzata» dai denti non indica questo tipo di morte. Dunque, la ragazza è stata uccisa con le coltellate e il colpo alla testa. Si è trattato di un omicidio, e non di un incidente non previsto. Di questo omicidio, sono accusati in quattro: Innocent Oseghale, Lucky Desmond e Awelima Lucky, che sono in carcere, e Anthony Anyanwu, in stato di libertà.

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Tutti e quattro, attraverso i loro difensori – gli avvocati Simone Matraxia, Umberto Gramenzi, Gianfranco Borgani, Giuseppe Lupi e Paolo Cognini – assicurano di non avere nulla a che fare con la morte della diciottenne. Oseghale ha dichiarato di essere fuggito dalla casa quando lei si sarebbe sentita male, dopo avere iniettato la sostanza. Desmond nega invece ogni coinvolgimento. Awelima assicura di non avere mai messo piede nella mansarda di via Spalato, dove la ragazza sarebbe stata uccisa. E Anyanwu sostiene di avere solo sentito per telefono Oseghale, quel giorno; gli avrebbe detto che una ragazza si era sentita male, e poi che si era ripresa, e nulla altro.

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Per questo sono molto attesi i risultati degli accertamenti del Ris. Nella mansarda e nella terrazza, perfettamente pulite, con il luminol sono riusciti a evidenziare tracce di mani e piedi insanguinate, sui pavimenti, sui muri e sulle maniglie. Tracce che sono state confrontate con le impronte dei quattro indagati. Ma anche il Ris ha chiesto un rinvio per depositare le conclusioni degli accertamenti. Sempre dal Ris dovranno arrivare anche i confronti tra il dna degli indagati, e delle persone che sono state con Pamela prima della sua morte, e quello evidenziato dalle tracce di saliva, trovate nel corpo.