Macerata, professore operato muore per un’embolia

Lettera commossa degli studenti: "Grazie Micocci, ci hai insegnato tanto"

Il professore con alcuni dei suoi studenti

Il professore con alcuni dei suoi studenti

Macerata, 15 agosto 2017 - Lutto nel mondo della scuola: è scomparso domenica pomeriggio Vittorio Micocci, 57 anni, docente di lettere dell’Iis Bramante-Pannaggi. Operato a un ginocchio, è morto a causa di un’embolia. Un uomo buono, gentile e dalla profonda cultura, capace di grande empatia con gli studenti: è così che lo ricordano nell’ambiente scolastico. Il funerale è fissato per domani alle 10, nella chiesa del Sacro Cuore a Macerata. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore dei suoi allievi: sempre pronto a condividere il sapere umanistico, la sua passione lo aveva portato a essere uno dei due coordinatori della redazione del Pannaggi di RadioAttivi Macerata, una community dedicata ai giovani e all’informazione. «Dal punto di vista professionale – lo ricorda Maurizio Cavallaro, dirigente scolastico dell’istituto –, un uomo di grande e profonda cultura ad alti livelli. Spaziava dal latino al greco, ma aveva una semplicità nell’approccio con i ragazzi, sapeva conquistarli. Non era il solito cattedratico, prendeva spunto dalle sue materie e dall’italiano, parlava poi ai ragazzi delle cose della vita. Lo ricordo come un uomo buono, ho visto le classi con cui ha lavorato e c’era un buon rapporto tra lui e gli studenti». Un ricordo confermato dagli stessi studenti, anche dagli ex allievi della scuola. «Caro professore – comincia così la commossa lettera di addio di una delle classi in cui Micocci ha insegnato –, il nostro percorso con lei iniziò nel settembre del 2011, quando noi eravamo solo al secondo anno e avevamo avuto precedentemente un’altra insegnante di italiano. Già dall’inizio, abbiamo compreso l’importanza dello studio e della buona volontà, grazie ai suoi metodi di insegnamento precisi e non rigidi. Fin da subito abbiamo trovato in lei gentilezza d’animo, bontà, simpatia e goffaggine, come noi, alle prime armi. Per lei era il primo giorno con noi e si sentiva esattamente come i suoi studenti: era molto timido, ma aveva un grande sorriso sul volto».

«Nonostante la svogliataggine che spesso mettevamo nello studio – proseguono gli studenti –, ci è sempre venuto incontro, agevolandoci, facendo in modo di farci recuperare e rimetterci in pari con un ripasso o addirittura preparandoci lei stesso gli appunti. Noi, sempre di controvoglia, con sforzo, scrivevamo quei lunghi poemi, più che riassunti, all’epoca non ne capivamo l’importanza. Alla fine della lezione, ognuno di noi si fermava a parlare con lei di tutto. Grazie di tutto Micocci, come noi amavamo chiamarla, invece di professor Micocci, con una pacca sulla spalla o un abbraccio fraterno».