Macerata, cantiere infinito per appena 7 casette

Il paradosso di Camporotondo: manca l’allaccio alle fognature

Gli sfollati

Gli sfollati

Macerata, 11 dicembre 2017 - Una storia infinita quella delle sette casette (solo sette) di Camporotondo che, dopo varianti continue dall’inizio delle opere di urbanizzazione, a oggi non hanno ancora gli allacci alle fognature. «Le ditte non sono all’opera né il sabato né la domenica – sbottano i cittadini – la direzione dei lavori non sa cosa rispondere e se siamo noi ad arrangiarci, a nostre spese, muovendoci autonomamente con roulotte, case mobili, container e moduli abitativi, veniamo segnalati come abusivi dalla Forestale».

Si sono riuniti ieri mattina, capitanati dal sindaco Emanuele Tondi, che ha spiegato come il decreto Salva Peppina non sani il problema delle casette temporanee per tutti (il terreno deve essere anche edificabile); erano presenti Francesco Pastorella e Francesca Mileto, coordinatori del Comitato terremoto Centro Italia, l’associazione «Ri-viviaAmo Caldarola» e Dario Matteucci del Comitato 30 Ottobre Tolentino. «Per le strutture mobili – spiega Tondi – occorre presentare una comunicazione al Comune che attesti la conformità igienico-sanitaria (altezza utile 270 centimetri) e sismica. Poi bisogna avanzare la richiesta di contributo per la ristrutturazione o la ricostruzione dell’immobile danneggiato all’Ufficio sisma entro il 31 gennaio. Mentre a tutti gli altri si dà tempo fino al 31 marzo. Senza considerare poi che si perde il contributo di autonoma sistemazione». A Camporotondo sette famiglie, per un totale di trenta persone hanno provveduto autonomamente a installare una struttura mobile. «La sorella di mia moglie è invalida al 100% – racconta uno di loro, Fabrizio Fabrizi – e già solo la vista di queste colline la fa sentire meglio. Viviamo in quattro in un container di 20 metri su ruote e la Forestale è venuta a farci visita. Ma non mi muovo, piuttosto mi incateno».

«Io faccio avanti e indietro tutti i giorni da Civitanova – dice Claudia Belloni – la nostra famiglia ha perso tre case. Solo per mettere gli attrezzi di lavoro e controllare gli animali, lavorando qui, abbiamo costruito un box. È a norma come metratura, ma non si trova su terreno edificabile e mi è arrivata la lettera della Forestale». «Io non firmerò nessuna ordinanza di demolizione – commenta Tondi –. Il mio Comune avrebbe dovuto raddoppiare la richiesta di Sae se queste persone non avessero provveduto da sole, senza peraltro avere lo spazio idoneo per posizionarne 14. Ho scelto contrada Case Nuove, vicino al centro abitato, perché ci sono anziani, donne incinte, invalidi. È assurdo! Invece di ringraziare chi non grava sullo Stato, fanno un decreto che sembra un dispetto, si accaniscono». Spiega poi la vicenda delle sette casette rimaste in sospeso. «Nel novembre 2016 Errani e Curcio ci avevano detto che i container sarebbero stati pronti in tre mesi e le Sae in sei, chiedendo entro la fine di quell’anno tutte le carte». Ma le opere di urbanizzazione partono a giugno, a cura del Csn. «Per non aver costruito dei muri di sostegno, con una pioggia, la scarpata viene giù – dice il sindaco –. Da qui le varianti con l’Erap; ulteriori ritardi sono stati provocati dalle fognature e dal non aver previsto un passaggio per le auto».