Terremoto, sfollati al gelo nelle roulotte sepolte dalla neve

Viaggio a Bolognola: condutture ghiacciate, dieci giorni senz’acqua

Ilenia Giori entra nella roulotte sotto la neve

Ilenia Giori entra nella roulotte sotto la neve

Macerata, 21 gennaio 2017 - «La sera andiamo a dormire con le pale, perché al mattino per uscire dobbiamo liberare la roulotte dalla neve». Ilenia Giori, di Bolognola, racconta con il sorriso sulle labbra la realtà nella quale è costretta a vivere da mesi. Ma dietro a quel sorriso si nascondono una casa sventrata dal terremoto, lunghe notti passate in tenda, l’incubo delle valanghe e una roulotte sepolta sotto due metri di neve come unico rifugio.

A Bolognola sono rimaste poche decine di persone. Molte di quelle che ancora avevano una casa l’hanno dovuta abbandonare dopo le ultime nevicate: sul paese incombe un’allerta valanghe di livello quattro e per alcune famiglie è stata disposta l’evacuazione. Qualcuno ha traslocato in un camping sulla costa, a Marina Palmense. Altri resistono in paese, per lo più in camper e roulotte. Molti si ritrovano a pranzo e cena in una mensa di fortuna, ricavata in un container, che di notte si trasforma in dormitorio per i militari dell’esercito.

Cosa significhi vivere in una roulotte a gennaio, a oltre mille metri di altezza e sotto montagne di neve, lo spiega Giori. «Sono rimasta senza casa dopo il terremoto del 24 agosto – racconta – e in un primo momento ho dormito in tenda. Poi mi sono trasferita nella roulotte: c’è posto per tre persone e chi ha bisogno viene a dormire lì. Adesso siamo sotto due metri e venti di neve, ci scaldiamo con le stufette della Protezione civile. Per fare la doccia dobbiamo andare in un container: con una mano portiamo la busta con i vestiti e con l’altra la pala per liberare il passaggio dalla neve».

Al container con le docce, infatti, si arriva solo facendosi largo attraverso un cunicolo di mezzo metro, fiancheggiato da muri di neve che sovrastano le persone. E non sempre gli sfollati riescono a farsi la doccia o a fare il bucato. «Qui – aggiunge Giori – le temperature sono scese fino a -15 gradi e l’acqua si è gelata nelle condutture. Per dieci giorni siamo rimasti senz’acqua: non potevamo farci la doccia né lavare i panni». Vivere in queste condizioni è un’impresa, così la donna ha preso in affitto una casa. «È praticamente l’ultima rimasta, ma non sono riuscita a entrare perché attorno ci sono tre metri di neve». Le casette di legno promesse dal governo? «Non so quando arriveranno – sospira –, non sono neanche partiti i lavori per preparare le aree in cui installarle. E poi con questa neve chissà quando cominceranno».

Gia perché a Bolognola la quantità di neve caduta è impressionante. Liberare le strade è stata un’impresa titanica. Chi volesse poi avventurarsi oltre il paese, salendo verso Pintura (dove ci sono gli impianti sciistici), dovrebbe arrampicarsi su un percorso che somiglia più a un cunicolo che a una strada: la carreggiata è strettissima e ai lati la neve supera i due metri. Per fortuna a Bolognola sono arrivati i rinforzi: oltre all’esercito, sono giunti gli alpini e i volontari della Protezione civile dal Veneto. «L’aiuto – lamenta il sindaco Cristina Gentili – è arrivato troppo tardi. Con un solo mezzo a disposizione, per me era impossibile liberare il paese. Ho chiesto più volte i rinforzi e per fortuna ora sono arrivati».