Terremoto, 600 opere d’arte salvate in sette giorni

L'unità di crisi dei beni culturali ha messo in sicurezza nelle Marche dipinti, statue lignee, documenti d’archivio e una campana del 1470

Settimana intensa di lavoro per l'unità di crisi dei beni culturali (Foto Ansa)

Settimana intensa di lavoro per l'unità di crisi dei beni culturali (Foto Ansa)

Caldarola (Macerata), 5 marzo 2017 - Ci sono anche il piviale, due stole e la pianeta del cardinale Pallotta, che nel XVII secolo fece di Caldarola, la sua città natale, un paese-gioiello disseminato di tante opere d’arte, fra i 600 beni fra dipinti, statue lignee e documenti d’archivio messi in salvo nell’arco dell’ultima settimana dai comuni terremotati delle Marche: Caldarola appunto, Camerino, San Ginesio, Acquasanta Terme, Ussita in primo luogo.

L’Unità di crisi dei beni culturali ha operato insieme a carabinieri, vigili del fuoco, Protezione civile e funzionari delle Diocesi di Camerino, Ascoli Piceno e Fermo. Fra i recuperi più importanti, 29 fra dipinti e statue di ‘Scene religiose e santì, databili fra il XVI e il XVII secolo, prelevati delle chiese delle frazioni di Mergnano e Agnano di Camerino, dalla chiesa camerte della Madonna delle Carceri, e da Santa Maria in Vepretis a San Ginesio (Macerata).

Un crocifisso cinquecentesco in legno policromo è stato portato via dalla Chiesa del Santissimo Crocifisso a Quintodecimo di Acquasanta Terme (Ascoli Piceno). Quadri di soggetto sacro sono stati salvati a Monsampietro Morico (Fermo) e Bolognola. A Carpignano di San Severino infine è stata portata in salvo dalla Chiesa di Santa Maria una campana del 1470.