Terremoto, opere salvate dalle chiese. Ecco il pronto soccorso alla Mole di Ancona

Restauratori al lavoro per la conservazione dei tesori in un deposito in condizioni microclimatiche ottimali

La squadra dell’Unità di crisi

La squadra dell’Unità di crisi

Macerata, 23 marzo 2017 – Dalle prime scosse di agosto, in sette mesi, sono stati prelevati e depositati in luoghi sicuri oltre 7.000 opere, composte anche da più frammenti o da molteplici parti, recuperate dalle chiese lesionat e rese inagibili dal terremoto. Il 90% delle opere salvate, schedate e imballate dalle squadre composte da tecnici del Mibact e dai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale, è stato ricoverato in depositi situati nelle province maggiormente colpite dal terremoto, principalmente di proprietà delle diocesi. Il 10% di queste (oltre 750 beni mobili) è stato invece messo al sicuro alla Mole Vanvitelliana di Ancona, all’interno di spazi appositamente predisposti e in condizioni microclimatiche ottimali: un deposito temporaneo che si avvia a diventare un modello per la gestione dei beni culturali mobili sottratti al sisma e di cui è responsabile l’archeologa Chiara Delpino della Soprintendenza.

Ad agosto era stata subito attivata l’Unità di crisi di coordinamento regionale (Uccr) delle Marche, organo del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo, coordinata dal segretario regionale, Giorgia Muratori. Le attività svolte dall’unità di crisi – spiega una nota a firma della stessa Muratori e del soprintendente Carlo Birrozzi – sono realizzate appunto anche con il supporto della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio delle Marche, e si svolgono in stretta collaborazione con i carabinieri del Ntpc, sotto il comando del maggiore Carmelo Grasso. Grazie a un immediato accordo con l’Istituto superiore per la conservazione e il restauro del ministero per i Beni Culturali e ambientali e del turismo, diretto dall’ architetto Gisella Capponi, nel deposito della Mole è stato istituito un laboratorio di pronto intervento e di messa in sicurezza delle opere danneggiate. Da marzo, si alternano nelle attività di consolidamento squadre di giovani restauratori.

«Le azioni di pronto intervento – si legge nella nota – sono fondamentali per la messa in sicurezza dei beni culturali mobili danneggiati in seguito al sisma. Dopo avere collocato in maniera idonea le opere nel deposito, avere verificato la schedatura effettuata in occasione del recupero e avere abbinato l’opera alla scheda di catalogo, ne viene riscontarto lo stato di conservazione, stabilendo il codice di urgenza con il quale interventire per stabilizzarne le condizioni». La finalità è quella di mettere in atto tutti i presidi e di intraprendere le attività necessarie per garantirne la conservazione e minimizzare eventuali ulteriori danni per poi resituirli ai leggittimi proprietari (Comuni, diocesi, privati), al territorio di appartenza e alla collettività.