Terremoto, scuole sventrate a Fiastra e Muccia. Le foto

Al mattino c'erano i bambini. Il sindaco Castelletti: "Poteva essere una strage"

Un particolare dei danni del terremoto nella scuola di Fiastra

Un particolare dei danni del terremoto nella scuola di Fiastra

Macerata, 1 novembre 2016 - «Qui al mattino c’erano i bambini. Poi la sera, dopo le scosse, l’abbiamo trovata in queste condizioni: poteva essere una strage». A guardarla da fuori, non si capisce come la scuola «Fratelli Ferri» di Fiastra possa ancora tenersi in piedi. Il piano terra dell’edificio è completamente squarciato: i muri sono crollati sui banchi, i termosifoni si sono staccati dalle pareti, i computer sono sepolti dalle macerie. Il sindaco Claudio Castelletti non riesce a spiegarsi cosa sia successo.

«Avevamo fatto dei sopralluoghi dopo il terremoto del 24 agosto e non avevamo trovato neanche una filatura – dice –. I tecnici avevano detto che era tutto a posto, tanto che i bambini erano venuti a scuola normalmente. Poi le scosse della scorsa settimana hanno ridotto l’edificio così». Il complesso, peraltro, è di costruzione relativamente recente ed è stata ristrutturata da non molto. «La scuola è stata realizzata negli anni Ottanta, poi è stata ristrutturata una decina di anni fa con fondi del Comune, non con i soldi della ricostruzione post terremoto. Un intervento di circa 80mila euro». La scuola, che fa parte dell’istituto comprensivo «Betti» di Camerino, era frequentata da una cinquantina di bambini di materna, elementari e medie. «Abbiamo chiesto dei moduli per ospitare le classi – riferisce Castelletti –, ma servirà tempo. Intanto cercheremo di sistemare le aule nell’ex scuola di Acquacanina, Comune con il quale ci fonderemo dal primo gennaio».

SCUOLA a parte, Fiastra è un paese fantasma. Il borgo è zona rossa e il sindaco ha emesso un’ordinanza che vieta a tutti i cittadini di entrare nelle loro case: c’è il rischio che crollino. «Il Comune è inagibile – spiega Castelletti –, così abbiamo portato gli uffici in un modulo. Sono state allestite delle tensostrutture per la farmacia e per la guardia medica. I negozi sono tutti chiusi, anche le Poste sono inagibili e abbiamo chiesto un ufficio mobile. Su seicento residenti, oltre duecento sono andati negli alberghi sulla costa, una quarantina di persone dorme nel modulo sociale in legno. Gli altri passano la notte in auto, camper o da parenti». I carabinieri del primo reggimento Emilia Romagna hanno allestito una cucina da campo: «Oggi (ieri, ndr) – spiegano – abbiamo preparato duecento pasti». Il cibo viene consumato all’aperto, sotto un gazebo. Critica la situazione anche ad Acquacanina. «Due terzi delle case sono inagibili – è la fotografia del sindaco Giancarlo Ricottini –. In paese sono rimaste 25 persone: molte di loro hanno aziende agricole da mandare avanti e dormono in auto».

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SUI MURI che non sono crollati sono appesi i disegni colorati dei bambini. A terra ci sono i giochi e i libri caduti dagli scaffali. Tutto intorno calcinacci, pezzi di intonaco e di cemento, tramezzi che hanno ceduto finendo sopra i banchi e le sedie. La scuola materna di Muccia è letteralmente sventrata e la cosa colpisce particolarmente perché si tratta di un edificio di un solo piano. «Non ci spieghiamo come sia potuto accadere – dice il vicesindaco Samuele Cuccullelli –, anche se quelle che sono venute giù sono delle pareti esterne, mentre la struttura portante ha retto».

Anche le altre scuole muccesi, che si trovano nella stessa area, sono danneggiate, ma dall’esterno non presentano cedimenti così evidenti. «Quei danni li ha provocati la scossa del mercoledì ed è evidente che se i bambini fossero stati dentro, sarebbero stati in pericolo», aggiunge Cucculelli. La scuola materna non è l’unico edificio ad avere subito dei crolli a Muccia. L’intero centro del paese è off-limits: tra i vicoli non si vede anima viva, gli edifici sono attraversati da crepe inquietanti e sulle strade sono caduti mattoni e detriti. La situazione è particolarmente critica nelle frazioni. A Vallicchio la chiesa di Santa Lucia è completamente crollata. Sandro Ferranti, che abitava a venti metri di distanza, è tra gli sfollati che sono stati mandati sulla costa. È finito in un albergo in Abruzzo, a Tortoreto, a quasi 150 chilometri di distanza. Anche a Costafiore è venuta giù una chiesa, mentre tra le stradine deserte non si contano i crolli. Ieri pomeriggio in piazzale Piccioni, Comune e Protezione civile hanno cominciato ad allestire il Coc e una tensostruttura dove sarà montata una cucina da campo per dare da mangiare agli sfollati. 

«SETTANTA persone sono sulla costa – spiega Cucculelli –, in cento, tra i quali gli anziani della casa di riposo, sono all’eremo Beato Rizzerio. Nei container della Quadrilatero dormono in duecento, ma trasferendo la mensa nel piazzale riusciremo a recuperare altri quaranta posti letto». Chi prova a garantire una parvenza di normalità è il bar Carnevali di Maddalena. «L’edificio è inagibile – spiega Dino Casoni, uno dei titolari –: anche ristorante e albergo sono inutilizzabili. Giovedì pomeriggio abbiamo noleggiato due tendoni e abbiamo riaperto il bar, che è anche ricevitoria, tabacchi ed edicola». Sotto il tendone c’è di tutto, dalla macchina del caffè al frigorifero con l’acqua, dalle sigarette alla televisione. «Tanti clienti ci fanno i complimenti: uno questa (ieri, ndr) mattina mi ha ringraziato. “Almeno sono riuscito a prendere una pasta e un cappuccino – mi ha detto –, l’altro giorno sono dovuto arrivare a Caccamo’’. Non è facile, ma cerchiamo di garantire un servizio alla gente».   

 

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