Macerata rischia di perdere il tribunale fallimentare

Avvocati e commercialisti contro la riforma: "Sarebbe un altro colpo per il territorio"

Maria Cristina Ottavianoni, presidente dell’Ordine degli avvocati

Maria Cristina Ottavianoni, presidente dell’Ordine degli avvocati

Macerata, 22 dicembre 2017 – La provincia rischia di perdere la sezione fallimenti del tribunale, alla luce di una riforma che ne lascerebbe una solo ad Ancona. «Sarebbe un grave impoverimento per il territorio, in nome di non si sa quali vantaggi, economici o pratici», commenta la presidentessa del Consiglio dell’Ordine degli avvvocati, Maria Cristina Ottavianoni, intervenuta con la presidentessa dell’Ordine dei commercialisti, Rosaria Garbuglia.

«È legge la delega al governo per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza: entro un anno saranno adottati uno o più decreti legislativi che andranno a riscrivere la legge fallimentare e non solo» spiegano le professioniste, scese in campo con gli stessi organismi di Ascoli, Fermo, Ancona e Pesaro, le Unioni regionali e il Cnf.

«La riforma prevede che perdano la competenza sui fallimenti i tribunali che hanno una pianta organica con meno di trenta magistrati: nelle Marche tutte le procedure di liquidazione giudiziale e le cause connesse ora trattate a Macerata, Pesaro, Urbino, Fermo e Ascoli confluirebbero ad Ancona. Una simile dirompente riorganizzazione non appare giustificabile. La concentrazione in pochi uffici di un elevato numero di procedure, senza risorse adeguate, è contraria a ogni principio di efficienza. Si aggrava solo ulteriormente la funzionalità già critica degli uffici, ancora provati dall’accorpamento di tribunali e sezioni distaccate, fatto nel 2012 senza un congruo rafforzamento degli organici. Ulteriori ritardi nell’esercizio della giustizia appaiono tanto incomprensibili quanto inaccettabili».

La riforma produrrà un impoverimento dei territori, «con la dispersione delle professionalità degli operatori coinvolti quali avvocati, commercialisti, tecnici, che non potrebbero più continuare a operare nel settore dopo l’accentramento». I professionisti ricordano anche, se fosse necessario, l’ergenza sismica vissuta dal territorio, «che altrove, ad esempio all’Aquila, ha fatto optare per la sospensione della revisione giudiziaria». La riforma non è stata ancora approvata, «ma c’è stato un’acccelerazione ingiustificabile e l’iter è già molto avanti». Gli ordini professionali rivolgono un appello ai rappresentanti politici, «in difesa di una provincia già martoriata».