Cingoli, i tecnici bocciano il viadotto: "Lesioni peggiorate"

Il report dopo il sopralluogo della Protezione civile. Il sindaco: Stato e Regione assenti

Il sopralluogo sul viadotto di Cingoli (foto Calavita)

Il sopralluogo sul viadotto di Cingoli (foto Calavita)

Cingoli (Macerata), 12 settembre 2016 - «Rispetto alle indagini del 2011, le fessure risultano ampliate. Questa evoluzione rende ancora più urgente un intervento di consolidamento del viadotto». Parola dei tecnici che venerdì scorso hanno passato ai raggi X i piloni del viadotto sul lago di Castreccioni a Cingoli. Il verbale del sopralluogo è arrivato ieri sulla scrivania del sindaco Filippo Saltamartini, che ora ha disposto una prova di carico in corrispondenza del pilone più malconcio. Dall’esito del test dipenderà la chiusura o meno del viadotto, che oggi viene attraversato a senso unico alternato.

Il report – a firma degli ingegneri Fabrizio Santori (Comune di Cingoli), Alessandro Apolloni (Consorzio di Bonifica delle Marche), Paolo Dionisi (Regione Marche) e Agostino Goretti (Dipartimento Protezione civile) – non chiarisce se il peggioramento delle condizioni del viadotto sia legato al terremoto o meno. Questo perché «l’ultimo rilievo delle lesioni risale al 2011: il nuovo quadro fessurativo può essere dovuto sia a una evoluzione del fenomeno in corso negli ultimi anni che agli effetti del sisma». Che il viadotto fosse malandato, infatti, è noto da anni. La questione è però tornata alla ribalta dopo le scosse delle ultime settimane, con Saltamartini che in più sedi ha lanciato l’allarme sulla stabilità del viadotto.

La fotografia scattata dai tecnici evidenzia che una delle lesioni al pilastro 10 si è prolungata per circa un metro, mentre è spuntata una nuova ferita lunga tre metri. Nel pilone 11 – prosegue la relazione – si notano quattro nuove lesioni di un metro; altre quattro sono emerse sul pilone 13. I tecnici evidenziano «un diffuso stato di corrosione delle armature con distacco di calcestruzzo. Nella Pila 10 un’armatura orizzontale risulta espulsa. C’è poi una presenza diffusa di efflorescenze e incrostazioni». Il quadro, insomma, non è rassicurante. Tanto che gli stessi ingegneri suggeriscono di «effettuare al più presto una prova di carico» sul viadotto per accertarne la stabilità.

Il timore di Saltamartini è che «una scossa possa far crollare il viadotto. Procederemo alla prova di carico nel giro di un paio di giorni. Si tratta di un’operazione molto rischiosa: saranno fatti salire dei camion carichi sul viadotto, per capire se ci sono delle oscillazioni. Se i timori saranno confermati, chiuderemo il viadotto al traffico». Se la situazione è così grave, perché non c’è stata subito la chiusura? «La verità è che sono tra l’incudine e il martello – si lamenta Saltamartini –, perché quel viadotto è usato dalle imprese della zona, che se chiudessimo la strada sarebbero in grossa difficoltà. La stessa Protezione civile ci chiede prima di fare la prova di carico. Ma è evidente che se avrò la percezione di un pericolo imminente, chiuderò il viadotto».

Come nel più classico dei copioni all’italiana, c’è poi il capitolo del rimpallo delle responsabilità su chi dovrà mettere mano alla messa in sicurezza. «Il ponte – è la ricostruzione del sindaco – è stato realizzato dal Consorzio di Bonifica per conto dello Stato con fondi del Ministero dell’Agricoltura, mentre il lago è del Demanio. Deve intervenire il Consorzio di Bonifica, ma è chiaro che io non posso stare con le mani in mano. Lo Stato e la Regione hanno paura di avvicinarsi, giocano alla scaricabarile e ci hanno lasciati soli. Interverrò per garantire la sicurezza dei cittadini». Come? «Non so dove troverò le risorse. Venderò – è la provocazione di Saltamartini – il palazzo comunale o il quadro del Lotto»