Terremoto, irriducibili al gelo. «Gli animali rischiano di morire»

Viaggio tra gli sfollati di Visso. Appello degli allevatori: dateci le stalle

L’allevatore Fabio Troiano con le vacche sulla neve (foto Calavita)

L’allevatore Fabio Troiano con le vacche sulla neve (foto Calavita)

Visso (Macerata), 7 gennaio 2017 - Dalla roulotte scendono ghiaccioli, a terra ci sono venti centimetri di neve e le temperature sono scese a -12 gradi. Una ventina di irriducibili è rimasta a Vallopa, una frazione di Visso: un costruttore ha messo a disposizione la corrente per farli riscaldare e gli spogliatoi del campo da calcio sono diventati i nuovi bagni. È una comunità autogestita in cui anche il più piccolo, di 16 anni, ha tirato fuori uno spirito di sopravvivenza inaspettato. Come imprevedibile è stata la solidarietà dimostrata da tutta Italia, inviando vestiti, buoni per il gasolio, una casetta di legno adibita a mensa, un forno a legna. E questa vicinanza fa pensare meno all’assenza dello Stato, perché in questi mesi nulla è cambiato e di moduli, siano essi abitativi o agricoli, non c’è neanche l’ombra.

Lo sa bene Fabio Troiano, che non può lasciare le sue cento vacche di razza marchigiana. L’azienda omonima, a conduzione familiare, avrebbe voluto unirsi all’azienda Rivelli di Pieve Torina, ugualmente danneggiata dal sisma, e pagare l’affitto per un container con l’aiuto della Coldiretti. «Ma non sappiamo come muoverci – spiega Troiano – non ci viene data nessuna certezza. Non conosciamo i tempi di arrivo delle stalle, la neve aumenta. Tiriamo avanti da soli fin dove riusciamo. Però governare le vacche, senza dimora, adesso è difficilissimo». Manovrare il bastimento per dirigerlo nella rotta prestabilita, quando questa non c’è più, costringe gli allevatori a spostarsi ad alta quota, verso la montagna per recuperare le bestie. Tanta è la paura per i vitellini, che rischiano di morire dal freddo.

«È una catastrofe – commenta Sara Rizzi, in cassa integrazione perché la produzione della Vissana Salumi, dove lavorava sul banco della macelleria, adesso è ferma –. Sotto le vacanze ci sono stati diversi ordini online, ma ora è arrivato lo stop». Vive a Vallopa e cerca di trasmettere forza anche agli altri, malgrado il vento fortissimo entri in tutte le fessure della roulotte. «Viviamo giorno per giorno – spiega –, il grande cuore degli italiani ci dà la forza e, anche se non si vedono ruspe in movimento per preparare le aree né arrivano sovvenzioni statali per le attività produttive, speriamo che con la venuta delle casette si torni a come eravamo prima. Mia sorella e la sua famiglia sono al mare, ma io non lascio mio marito. In una coppia si lotta insieme».

La pensano come lei le mogli degli allevatori, come Laura Sisini e Rosella Rinozzi. A Pieve Torina i moduli abitativi dovrebbero essere pronti tra una settimana: l’arrivo degli arredi è previsto per sabato. Ma il problema restano i «Mapre», moduli provvisori rurali di emergenza richiesti alla Regione. Gli abitanti di queste terre sono abituati a rimboccarsi le maniche e a non chiedere niente. «Cercavamo informazioni, e invece c’è stata una deportazione di massa» – aveva spiegato a Capodanno Silvia Bonomi dell’azienda «La Sopravissana dei Sibillini», che ha posizionato la roulotte donatale da tre romagnoli a Ussita –. Ora può stare vicino alle proprie pecore, in via d’estinzione, risparmiando 250 chilometri al giorno da Porto Sant’Elpidio.