Docente assunta a 55 anni: "Non ci speravo più"

I precari della scuola: la storia di Leila Sottani, insegnante di musica. È diventata di ruolo

Leila Sottani

Leila Sottani

Macerata, 30 agosto 2014 - Immessa in ruolo dopo 34 anni di precariato che l’hanno vista girovagare in tutte le scuole della provincia. E’ la storia della maceratese Leila Sottani, 55 anni, sposata e madre di due figli, docente di educazione musicale alle scuole medie, alle spalle due concorsi da tempo sostenuti e superati. «Quasi non riesco a crederci, visto che un paio di anni fa sembrava caduta ogni speranza di avere finalmente un contratto a tempo indeterminato. Ora ce l’ho fatta, anche perché avevo presentato la domanda in provincia di Ancona».

E, infatti, Sottani ha avuto l’agognata cattedra alle scuole medie di Loreto (16 ore) e Filottrano (2 ore). E’ un caso che sia finita nella città mariana, ma questo approdo fa sembrare il ruolo raggiunto quasi come un miracolo. «Con 409 punti — dice —, ero la prima in graduatoria e dovevo scegliere tra le cattedre disponibili: quella di Loreto, che poi ho scelto, poiché è la più vicina, un’altra a Sassoferrato, una a Castelfidardo–Osimo e un’altra vicino ad Arcevia. In base ad una domanda precedente sono stata chiamata per l’immissione in ruolo anche da Lodi, ma ovviamente l’ho rifiutata a favore di Loreto». Sottani è docente precaria da tantissimo tempo. «Dal 1981 ho sempre avuto un incarico annuale — racconta —. Sulla scuola ho investito me stessa, ho girato praticamente ogni istituto della provincia di Macerata. Ho avuto anche anni particolarmente difficili, ad esempio quando l’incarico annuale era distribuito su quattro scuole diverse, ma sono sempre andata avanti».

Il momento peggiore, però, c’è stato un paio d’anni fa. «I tagli, l’aumento dell’orario di cattedra di tanti docenti di ruolo, passaggi di docenti dalle scuole superiori alle medie hanno ridotto sempre più, fin quasi ad annullarle, le mie possibilità di lavorare — spiega —. Ero davvero sconfortata, anche perché non riuscivo più ad avere l’incarico annuale». Le supplenze assegnate eventualmente dai presidi erano un evidente passo indietro rispetto alla lunga esperienza maturata in oltre tre decenni. Ora Sottani, come prevedono le norme, dovrà fare l’anno di prova, così si chiama il primo anno di assunzione in ruolo, al termine del quale dovrà presentare un suo lavoro e dovrà essere valutata da un’apposita commissione. «Sì, me l’hanno già detto, devo fare l’anno di prova — conferma —. Ma credo di poterlo superare senza particolari problemi, considerati i 34 anni di insegnamento e di esperienza che ho alle spalle».

Anche perché sarebbe davvero paradossale il contrario. Quella di Sottani è una storia emblematica della condizione di tanti precari, ma non l’unica. «Il progressivo aumento del numero di alunni per classe, la riduzione del monte ore settimanale dei curricoli scolastici, la possibilità di aumentare l’orario di cattedra degli insegnanti oltre le 18 ore hanno costantemente ridotto le possibilità di lavoro per tanti precari — sottolinea Giampaolo Cingolani della Cgil —. E non sto parlando di giovani che si sono appena affacciati al mondo della scuola, ma di persone la cui età è nella maggior parte dei casi tra i 40 e i 50 anni, ed anche oltre». E, infatti, molti precari dicono che all’immissione in ruolo neanche ci pensano più: «Andremo in pensione da precari. Ma almeno ci si dia in qualche modo la possibilità di lavorare. Riconvertirsi ad un altro lavoro a 50 o più anni non è affatto facile».