L’eredità del marchese Lazzarini finisce in tribunale

Pollenza, il Comune blocca i trasferimenti alla Società operaia di mutuo soccorso

Luigi Monti, sindaco di Pollenza

Luigi Monti, sindaco di Pollenza

Pollenza, 24 maggio 2015 – Finisce in tribunale l’eredità del marchese Giuseppe Lazzarini, benefattore che nel 1918 lasciò alla Congregazione della Carità di Pollenza i 4/16 dei propri beni, ovvero una percentuale sulla rendita di cento ettari di terreno, da dividere tra l’asilo «Marinozzi» e la Società operaia di mutuo soccorso.

Attualmente sono circa 7.500 euro annui (rivalutabili in base all’indice Istat) versati soltanto a quest’ultima, perché ormai l’asilo ha chiuso i battenti.

A distanza di un secolo, il lascito del nobile pollentino continua a tenere banco. In particolare da quando la Soms ha fatto ricorso al Tar per l’annullamento della delibera di Giunta di dicembre, in cui l’Amministrazione comunale ha stabilito che non ci fossero più i presupposti per l’erogazione dei sussidi perché «la Società Operaia non avrebbe speso attività in soccorso di persone bisognose, funzione invece assolta dal Comune». Il funzionario giudiziario il 30 marzo ha emesso un decreto ingiuntivo e il Comune ha 120 giorni, fino a fine luglio, per pagare alla Soms la cifra del 2014. Ma, dopo aver subìto il ricorso al Tar, il sindaco Luigi Monti ha richiesto l’accertamento patrimoniale per sapere se la percentuale sulla rendita è sempre la stessa, se il valore sul terreno è cambiato, se ci sono ancora i presupposti per dare i 7.500 euro e se dovranno essere versati alla Soms a vita.

«I soldi che verso alla Società – dice – sono soldi che io sottraggo ai cittadini come danno erariale? Io devo tenerne conto perché, in simili periodi di crisi, con quella somma potrei aiutare famiglie in difficoltà a pagare gas, bollette e affitto. Noi facciamo fede innanzitutto al testamento dello stesso Lazzarini che diceva di aiutare ‘i malati della Società operaia, i vecchi del ricovero e i bambini innocenti dell’asilo’, poi al primo punto dello statuto sociale che recita ‘la Società si prefigge di promuovere ed attuare specifiche forme di solidarietà morale ed economica, soprattutto a favore di persone in difficoltà’. Poi c’è la delibera di Consiglio del ‘95, epoca Valentini, che evidenzia la necessità di doverose e puntuali rendicontazioni per la compartecipazione alle spese a iniziative ritenute meritevoli per il beneficio che apportano alla comunità. E infine c’è il buonsenso: io sono disposto anche a versare alla Soms i soldi ma vorrei che i progetti venissero concordati e relazionati da un punto di vista economico. Io sono responsabile dei soldi di tutti i cittadini che pagano le tasse, per cui i programmi devono essere condivisi. Io e gli assessori abbiamo ridotto, proprio nell’ottica del risparmio, le spese di rappresentanza al minimo e ci siamo tagliati le indennità del 25%». Intanto, supportati dai rispettivi avvocati, la controversia tra Comune e Soms va avanti.

Lucia Gentili