La legge e l'inganno

NON tutte le fondazioni in mano ai politici sono collettori di tangenti, ma buona parte delle tangenti passa per le fondazioni in mano ai politici. È andata così. Dopo lo choc di Mani pulite, leader e capicorrente avvertirono il problema di dare veste legale all’illegalità. Cominciarono così a proliferare le fondazioni, sempre dedicate a nobili ideali o ambiziosi progetti e spesso riconducibili a un unico politico. Da allora, i singoli cittadini o le aziende private o gli organismi pubblici che intendono accreditarsi col politico di turno non infilano più le mazzette di banconote in una busta, ma dispongono il relativo bonifico alla fondazione. Che, appartenendo al variegato mondo del no profit, gode di un regime fiscale agevolato e, accedendo al 5 per mille, può aggiudicarsi il contributo pubblico per attività sociali o quello per la ricerca scientifica. Alcune li intascano entrambi. Più i partiti si indebolivano, più le fondazioni si moltiplicavano. Più si mettevano in chiaro i bilanci dei partiti, più le «donazioni» venivano stornate sulle fondazioni, poiché non v’è norma che le obblighi alla trasparenza. Oggi sono oltre cento. Al 2017, quando andrà a regime l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, saranno molte di più. Dire che occorra una legge per regolamentarle è dire un’ovvietà. Questo giornale lo scrive da anni. Invano.