Diagnosi in ritardo, morì in ambulanza: chiesto maxi risarcimento all’Asur

L’antiquario Cantarini andò all’ospedale con forti dolori al petto, ma venne dimesso per due volte in un giorno.

Il pronto soccorso dell'ospedale di Macerata (foto Calavita)

Il pronto soccorso dell'ospedale di Macerata (foto Calavita)

Macerata, 19 aprile 2015 - UN MILIONE e ottocentomila euro per la morte di Gianni Cantarini, l’antiquario pollentino stroncato a 56 anni da una dissecazione dell’aorta. A chiedere la somma come risarcimento sono i familiari del pollentino, la moglie e due figli, assistiti dall’avvocato Achille Castignani.

Il fatto era successo il 2 novembre del 2008. Cantarini si era svegliato con forti dolori al torace, per questo era stato accompagnato al pronto soccorso di Macerata. Qui era stato visitato, ma i suoi sintomi non erano stati ritenuti allarmanti, e così, con la prescrizione del Toradol, l’uomo era stato dimesso.

Malgrado il farmaco, però, la situazione era tutt’altro che migliorata. Per questo i parenti avevano riportato l’antiquario in ospedale anche nel pomeriggio. Ma di nuovo i dolori erano stati ritenuti nulla di grave, e ancora l’uomo era stato dimesso. Dato che con il passare delle ore la situazione peggiorava ancora, i familiari contattarono un medico di loro conoscenza, e così, tornato al pronto soccorso in tarda serata, Cantarini fu sottoposto alla Tac. Così era stata finalmente scoperta la dissecazione dell’aorta: il pollentino era stato subito preparato e messo sull’ambulanza per essere operato d’urgenza ad Ancona.

Purtroppo però all’ospedale dorico non arrivò mai: lungo la strada, all’altezza di Morrovalle, il suo cuore cessò di battere. Su questi fatti, i familiari presentarono una denuncia. Il sostituto procuratore Claudio Rastrelli aprì un’inchiesta per omicidio colposo, iscrisse come indagate le due dottoresse del pronto soccorso che avevano visitato il pollentino e dispose una perizia. Gli accertamenti chiarirono che l’uomo era morto per il tamponamento cardiaco causato dalla dissecazione dell’aorta, ma non c’erano responsabilità colpose da parte dei medici che non l’avevano diagnosticata.

A questo punto dunque i congiunti, sempre assistiti dall’avvocato Achille Castignani, hanno promosso una causa civile, chiedendo il risarcimento all’Asur per le chance di sopravvivenza a cui Cantarini ha dovuto rinunciare per il ritardo nella diagnosi: una perizia medico legale fatta per la famiglia, indica che una diagnosi tempestiva avrebbe permesso al pollentino di salvarsi.

«Quando un paziente – commenta l’avvocato Castignani – torna più volte in ospedale, accusando dolori sempre più forti, non si può insistere nel somministrare antidolorifici. E’ necessario farsi venire qualche dubbio, approfondire le cause del problema. Se fosse stato fatto, oggi avremmo una persona ancora in vita».