Paga 55 centesimi in meno, la sanzione è di 70 euro

Odissea dopo la multa per eccesso di velocità

Vigili con l'autovelox (Foto di repertorio Germogli)

Vigili con l'autovelox (Foto di repertorio Germogli)

Macerata, 20 novembre 2014 - Una lievitazione naturale, da 50 centesimi a settanta euro. E’ quello che hanno saputo fare al Comune di Recanati ai danni di un maceratese: al momento di pagare una multa aveva dimenticato i 50 centesimi previsti nella sanzione, e dopo due anni si è visto richiedere 70 euro. Ma come è potuta avvenire questa lievitazione? «Io non lo so, anche se ho fatto di tutto per capirlo – racconta Jolanda Cherubini –. Questa storia inizia due anni fa, il 10 settembre del 2012. Passando per via Giovanni Gentile a Recanati, mio marito Ennio Mattiacci prende una multa per eccesso di velocità: andava a 76 chilometri all’ora dove il limite era di 70. A casa arriva il bollettino, e io stessa vado a saldare il conto, solo che per errore invece di 55,50 euro pago solo 55 euro. Convinta di aver fatto tutto bene, per me la storia finisce lì».

Invece ad aprile arriva una lettera dalla società di riscossioni Regie di Guardiagrele, «nella quale ci informavano che abbiamo un debito con l’amministrazione comunale di Recanati, e che dobbiamo pagare 70 euro altrimenti sarebbero partite le procedure esecutive. Sulle prime, penso a uno sbaglio: con quella società avevamo già avuto a che fare, perché per un altra multa ci avevano chiesto 400 euro, poi eravamo riusciti a far capire che c’era un errore e a riavere i soldi pagati. Dunque all’inizio penso che si tratti di uno strascico di quella vecchia vicenda. Ma controllando meglio vedo che si trattava di un’altra contestazione, la multa per eccesso di velocità del 2012, iscritta a ruolo dal Comune nel marzo del 2014. A quel punto vado a vedere se ritrovo il bollettino, e per fortuna era a posto in cassetto. Così chiarisco la vicenda: avevo pagato 50 centesimi di euro in meno». Iniziano una serie di telefonate, richieste di chiarimenti, e sovrumane arrabbiature.

«Fino a ottobre, quando con mio marito vado dalla polizia municipale di Recanati per capire come avevano fatto 50 centesimi a diventare 70 euro. Mi rispondono che devo fare una richiesta scritta, e io la preparo e la deposito il 14 di quel mese, chiedendo la fotocopia di tutti gli atti che si riferivano al verbale della multa di mio marito, indicando tutti gli estremi; chiedo espressamente anche la copia dell’invio a ruolo della pratica. Ma dopo una decina di giorni, quando torno per avere i documenti, mi consegnano solo il contratto con la società di riscossione e le copie della contravvenzione del settembre del 2012, con l’indicazione dell’infrazione commessa e la fotocopia dell’immagine fatta con l’autovelox». La maceratese protesta, perché non era quello che voleva: «avevo chiesto tutti i documenti relativi alla pratica aperta a nome di mio marito».

La donna voleva capire come avessero calcolato la mora, gli interessi, se risultava che c’erano state altre notifiche che magari non le erano arrivate. «Alla fine, dopo aver sentito le mie rimostranze, cosa fanno? Mi mandano una lettera nella quale scrivono che, vista la sentenza della Cassazione di aprile, e sentito il parere dell’avvocato del Comune, l’importo da versare era solo delle spese danno un foglio, nel quale rettificano l’importo da versare, limitato solo a quello che non avevo pagato due anni fa, 50 centesimi. Solo per spedirmi questa lettera ne hanno spesi 70 di centesimi. Non avrebbe avuto più senso, per me come per loro, chiederci all’epoca di regolarizzare la situazione? Non bastava una telefonata, o per essere più formali una lettera. Capisco che per un Comune un debito è tale a prescindere dall’ammontare, e che si usa lo stesso trattamento per tutti. Ma nessuno si è accorto che, per 50 centesimi mancanti, chiedere more e interessi e sanzioni sarebbe stato inopportuno, se non ridicolo? E se io non fossi andata a protestare, avrebbero preso i 70 euro senza scomporsi?».