«La mia odissea al pronto soccorso»

La protesta di Giovanni Ronconi: «Avevo una polmonite, costretto ad andare e tornare per tre giorni» Il medico: «Il ricovero immediato non era necessario»

L’ingresso del pronto soccorso (foto archivio Calavita)

L’ingresso del pronto soccorso (foto archivio Calavita)

Macerata, 26 marzo 2015 – Attese infinite, affollamento, disagio dei pazienti in fila. Tutto questo ha vissuto al pronto soccorso Giovanni Ronconi, 52 anni, di Urbisaglia, autotrasportatore e coordinatore nazionale della Confartigianato trasporti, ora ricoverato nel reparto di Pneumologia. «Sono andato la prima volta il 10 marzo, era un martedì – racconta –, prima, verso le 10, all’ospedale di Tolentino, da dove mi hanno fatto venire a Macerata. Qui sono rimasto fino alle 20.30, e mi hanno detto che era una colica renale. Quindi mi hanno rimandato a casa prescrivendomi una cura. Ma poi, due giorni dopo, sono tornato al pronto soccorso perché i dolori diventavano sempre più forti. Arrivato intorno alle 10, dopo varie visite ed esami, finalmente la sera verso le 20 mi hanno detto che avevo una polmonite e una pleurite. Mi hanno rimandato a casa anche quel giorno, che ho trascorso parcheggiato in corsia. Infine, il sabato, sono tornato e mi hanno ricoverato in pneumologia, dopo un breve passaggio per medicina d’urgenza».

Ronconi, però, non ha dimenticato le difficoltà di quei giorni: «Andare al pronto soccorso è come andare in guerra – ha detto –, non si può rimanere parcheggiati per ore col risultato, tra l’altro, di essere rispediti a casa, rischiando di morire per strada. Mi sento preso in giro, pago le tasse e non ho servizi adeguati. Ci sono infermieri e operatori socio sanitari che fanno un monte ore molto più ampio di quello che dovrebbero, manca il personale. Inoltre, trovo assurdo ce devono confluire qui le ambulanze dai paesini limitrofi».

Riguardo pneumologia, Ronconi ha poi sottolineato: «Un discorso a parte merita invece il personale del reparto, sempre disponibile. Il sorriso con cui salutano noi pazienti la mattina vale più di mille medicine».

Sulla situazione, ha fatto il punto anche Michele Salvatori, responsabile pro tempore del pronto soccorso. «Abbiamo fatto tutto quello che era opportuno fare – ha spiegato – ed è tutto documentato. Il 10 marzo il paziente ha fatto una visita urologica e un’ecografia, sembrava una colica, per cui gli abbiamo detto che, se i sintomi fossero persistiti, sarebbe dovuto tornare. Il 12 marzo abbiamo fatto una tac all’addome e poi una tac al torace, da dove è emerso che era una polmonite. Così l’abbiamo rimandato a casa prescrivendo una terapia adeguata. Lo pneumologo, dopo una valutazione, non ha ritenuto necessario il ricovero. Se il paziente ha 50 anni e non ha altre malattie come diabete o insufficienze cardiache, non deve necessariamente essere ricoverato per una polmonite. Poi, alla fine, sabato 14 è stato ricoverato perché dolore e affanno persistevano».

Chiara Gabrielli