Giovedì 18 Aprile 2024

Le mance non bastano

Claudio Martelli

Claudio Martelli

Roma, 11 febbraio 2016 - I nuovi venti di crisi non scuotono soltanto le banche italiane e le loro cause non sono addomesticabili da manovre domestiche. Sono in azione forze potenti e remote che cospirano insieme. Non «concorrono» ma «cospirano» ha detto Draghi che certamente conosce le sfumature piene di significato dei due termini, identiche in inglese e in italiano. Cospirano i conflitti tra i produttori, l’Arabia Saudita che ha atterrato il prezzo del greggio per mettere fuori mercato la tecnologia shale con cui gli Usa volevano liberarsi dal ricatto dell’Opec. Cospira il rallentamento della Cina e dell’India che acquistano meno petrolio. Cospirano le guerre in Medio Oriente e in Africa, il terrorismo islamista, le migrazioni bibliche e le sempre più gravi divisioni europee. Cospirano i debiti sovrani che continuano a crescere e un sistema bancario ancora zeppo di scorie come Deutsche Bank o di titoli di Stato come le nostre. Cospirano le speculazioni che affossano le borse. Persino i giganteschi fondi pensione creati per tutelare il risparmio degli anziani ormai «cospirano» con i grandi rider della finanza internazionale e puntano al ribasso, per lucrare dai disastri.

COME quelli che brindavano ai terremoti. È la globalizzazione e non perdona chi è meno competitivo e non fa le riforme. Piaccia o non piaccia ai populisti di governo e di opposizione, l’Italia deve, e in fretta, riparare agli errori e ai ritardi accumulati anche in questi due anni. Paghiamo il non aver aggredito la spesa pubblica e i suoi sprechi, paghiamo la mancata estensione del Jobs Act al settore pubblico, dov’era più necessario che nel privato. Intanto la riforma della P. A. e la sua bellicosa propaganda giace in attesa dei decreti attuativi. La dispersione di risorse in bonus e mance elettorali a destra e a manca deve cessare e, possibilmente, essere riconsiderata alla luce dei suoi effetti nulli o negativi. Privatizzazioni e liberalizzazioni serie – non svendite, non giri di mano tra Eni e Cassa Depositi – devono concorrere a ridurre il debito. La Rai deve essere privatizzata: altro che mettere il canone in bolletta anche a chi non guarda Sanremo, cioè a 50 milioni di italiani! Ridurre le tasse su imprese e lavoro è imperativo.

L’ABOLIZIONE dell’Imu e della Tasi imposta dal premier non ha rilanciato l’edilizia, ha solo reso più appetibile per gli spaventati risparmiatori italiani un tradizionale bene rifugio.

Il sistema bancario fa corpo con lo Stato italiano, non foss’altro per la massa di depositi in Bot. Anche nel 2011 giurava sulla propria solidità e a guidarlo c’erano quel Mussari e quel Pd che condussero Mps sull’orlo del baratro, ingiuriando chi denunciava il saccheggio in corso. I vertici, anche dell’Abi, sono cambiati, ora devono cambiare anche le politiche industriali nell’interesse delle aziende bancarie, non dei manager e del loro potere. Fusioni, abbattimento dei costi, ricapitalizzazioni sono le premesse perché le banche italiane tornino a far credito a imprese e famiglie e ad aver credito sui mercati. Anche il rapporto con l’Europa deve cambiare: meno bla bla e strepiti controproducenti, più preparazione, lavoro di squadra e accorte alleanze per uscire dall’isolamento in cui Renzi si è cacciato.

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