Morto a 19 anni, il dolore del padre: “Era il mio gigante buono“

Nel 2011 Marco Garbuglia era stato eletto sindaco del consiglio comunale dei ragazzi

Marco Garbuglia, il ragazzo di 19 anni morto per un malore mentre giocava a calcio

Marco Garbuglia, il ragazzo di 19 anni morto per un malore mentre giocava a calcio

Macerata, 23 giugno 2016 - «Ieri sera gli avevo fatto ascoltare la canzone di Venditti, ‘Notte prima degli esami’. Ma a lui non piaceva, preferiva il rap». Un piccolo sorriso esita sul viso distrutto di Roberto Garbuglia, quando ripensa al suo ragazzo, Marco, stroncato mentre si dedicava alla sua grande passione, il calcio. Una passione ereditata dal padre, presidente della Aries Trodica dopo essere stato a lungo il vice.

All’obitorio di Macerata, con la moglie Susana, i parenti e gli amici del 19enne, dopo il doloroso passaggio del riconoscimento di Marco, ai genitori non resta altro da fare che attendere – prima l’ispezione cadaverica e poi l’autopsia che sarà oggi – per poter rivedere il figlio, mentre la figlia più piccola, affronta gli esami di terza media: invece che nel pomeriggio con la classe, a lei la scuola ha consentito di farli in forma diversa, ieri mattina.

A Morrovalle e in tutta la provincia il ragazzo era molto conosciuto e ben voluto: alle medie, nel 2011, lo avevano anche eletto sindaco del consiglio comunale dei ragazzi e lui si era molto appassionato. «Lo chiamavano il gigante buono, era alto un metro e 92 centimetri – ricorda il padre –. Era una persona ottima, mi consola pensare che ha lasciato un segno tra chi lo ha conosciuto. Ieri è venuto a salutarci anche un ragazzo che aveva giocato con lui due anni fa a Civitanova: era amico di tutti, qui ieri sera ci saranno stati quaranta ragazzi».

Cosa avevate fatto martedì sera, prima di quella partita?

«Avevamo cenato insieme, gli avevo preparato un po’ di pollo visto che la partita sarebbe stata alle 22. Per gli esami non era per niente preoccupato, non lo è stato mai per la scuola, gli riusciva tutto. Poi aveva deciso di iscriversi a Economia e commercio, per fare il manager di impresa».

Che interessi aveva oltre al calcio?

«La musica rap, le partite interminabili a biliardino al circolo giovanile di Trodica, dove si incontrava con gli amici, e poi ogni martedì c’era l’appuntamento fisso con Gomorra: venivano ogni volta una decina di amici per vederlo insieme, e lui si preoccupava che ci fossero patatine, bibite e tutto il necessario».

Quando vi hanno chiamato, l’altra sera, cosa vi hanno detto?

«Che Marco si era sentito male durante la partita. Mentre partivamo per Appignano, avevo chiamato per dire che ci avvertissero se l’ambulanza partiva per l’ospedale. Ma non pensi mai al peggio. Poi arrivati lì lo abbiamo visto nell’ambulanza. Aveva il volto disteso».

Marco aveva mai manifestato un qualche sintomo, un malessere?

«Mai, e poi era controllatissimo: giocava a calcio da quando aveva dieci anni. Aveva fatto l’elettrocardiogramma da sforzo, la spirometria, e di recente anche gli esami del sangue. Ci hanno detto che c’erano dei medici, che hanno usato anche il defibrillatore. Ma sapere queste cose purtroppo non ci restituirà Marco».