«Così ho visto Mattia schiantarsi. Poi lo strazio del papà»

Cingoli, il racconto dell’amico testimone: non riesco a dimenticare

Mattia Coloccioni, morto in un incidente stradale

Mattia Coloccioni, morto in un incidente stradale

Cingoli (Macerata), 15 settembre 2015 - «Ho ancora negli occhi la scena di quella tragica notte: Mattia, vicino a quell’albero, rimasto sotto la moto». N. G., 17 anni, cingolano, studente all’Itis di San Severino, ha trascorso con Mattia Coloccioni le ore precedenti e successive all’incidente, avvenuto domenica, che gli ha tolto la vita. Ieri per N. G. è stato il primo giorno di scuola. «Sarebbe dovuto esserlo anche per Mattia – riflette –. Invece non è così, che tristezza».

E il ricordo di quella notte è ancora vivo e fa male. «Mattia – racconta – tornava dalla festa di compleanno della cugina Chiara. Io e un altro amico, L. F., lo abbiamo incontrato per caso a Cingoli. Avevamo le moto anche noi. E ci è venuta l’idea di salire verso la zona del campo di motocross, di fare un giro per vedere il paddock, l’area dov’erano le roulotte e i camper dei concorrenti la prova del campionato italiano Junior che si sarebbe disputata sulla pista del Tittoni. Poi abbiamo proseguito sulla strada in direzione di Pian de’ Conti. Arrivati alla chiesetta della Madonna, siamo tornati indietro. Dovevamo girare: Mattia è ripartito per primo, L. e io dietro, per andare a Cingoli facendo il percorso inverso. Poi, vicino a quella maledetta curva, non so esattamente cosa sia successo: credo che Mattia, perso il controllo della moto per cause impensabili, è andato a sbattere contro la quercia. Io ero dietro a L. ma ho visto tutto».

I ragazzi di sono subito resi conto che la situazione era grave. «Col cellulare, L. ha contattato il 118 – continua il 17enne –, l’ambulanza col medico è arrivata immediatamente. Il personale ha messo Mattia su una barella; noi abbiamo cercato di aiutare l’infermiere e l’autista, intanto in auto è arrivato sul posto un altro amico che ha avvisato i genitori di Mattia».

Erano ancora tutti lì quando sono arrivati il papà e la mamma di Mattia. «È stato uno strazio – dice N. G. –. Il padre di Mattia, quando ha visto la moto, ha detto che non gliela voleva far prendere: è la Husqvarna 125 cc. con cui Mattia effettuava il campionato di enduro. Aveva iniziato col motocross ma diceva che sulla pista il giro è sempre lo stesso mentre il percorso dell’enduro è diverso, più appassionante».

I ragazzi sono andati via prima che arrivasse la polizia stradale. «Eravamo troppo provati – spiega –. Mattia l’ho conosciuto qualche mese fa: ho visto subito che era un ragazzo in gamba, socievole, schietto, divertente. Unico».

Gianfilippo Centanni