Il nuovo a tutti i costi

Macerata, 22 febbraio 2015 - Noi italiani siamo naturalmente inclini a regalare il potere a chiunque ci regali un sogno. Il consenso viaggia molto facilmente a vantaggio di chi è in grado di indicare la strada più veloce e più facile verso il rinnovamento, meglio ancora se riesce a farlo con forme comunicative dirette ed efficaci. Siamo fatti così da molto prima che Renzi inventasse la rottamazione e che Berlusconi imponesse la sua immagine di imprenditore vincente sulla scena politica ,vagheggiando la rivoluzione liberale. Il nuovismo, chiamiamolo così, diventa oggi più che mai una categoria politica a se stante, apparentemente ambiziosa ma anche per questo destinata più spesso al fallimento.

E oggi più che mai, dal nuovismo non si sfugge, anche nel nostro piccolo mondo marchigiano. Con conseguenze spesso curiose e assurde. Prendete per esempio la campagna elettorale per le primarie del centrosinistra regionale. A Pietro Marcolini anche i suoi avversari riconoscono pregi ben al di sopra della media: economista di livello, uomo di profonda cultura, amministratore preparato, conoscitore della macchina burocratica e persona di indiscussa serietà.

Poi, puntualmente, arriva il però: Marcolini non è nuovo, anzi è vecchio. Sta lì da decenni e questo è più che sufficiente, secondo alcuni, per offuscare almeno in parte le doti di cui sopra. Dicevamo delle curiosità: persino Ivo Costamagna, presidente del consiglio comunale di Civitanova, uno che era sindaco quando l’Italia era fresca vincitrice dei mondiali del 1982, ha detto che non può sostenere chi è stato la Regione per 25 anni. Dalle Marche a Macerata, dove tra Carancini e Mandrelli c’è anche la gara a chi sia più nuovo o meno vecchio. Ricapitoliamo: Mandrelli propone la sfida del rinnovamento rispetto ai cinque anni di Carancini. Sa benissimo di non essere nuovo e che tantomeno sono nuovi molti di quelli che lo sostengono, ma al nuovismo non può sfuggire nemmeno lui, che in campagna elettorale si è fatto affiancare da una schiera di giovani, alcuni dei quali diventeranno assessori in caso di vittoria: porteranno forza fresca ed entusiasmo, ma non hanno mai messo piede nemmeno in consiglio comunale.

Carancini dice, dal canto suo, di voler completare il cambiamento. Anche lui ha qualche sostenitore di storia politica antica, lui stesso è meno nuovo di cinque anni fa quando già non era nuovissimo avendo sostenuto la giunta Meschini da capogruppo di maggioranza. Dunque, chi è più nuovo: il fronte di Carancini o quello di Mandrelli? La verità, a nostro avviso, è che la rincorsa al nuovo ha sì una sua ragione, fondamentale, perché il potere che perpetua se stesso è un male a ogni livello di governo. Ma non può diventare il criterio unico, e nemmeno prevalente, nella costruzione di un progetto politico. Di sogni, più spesso infranti che realizzati, non abbiamo bisogno. Concretezza, serietà, capacità amministrative e di visione, devono essere le stelle polari: se poi si incarnano anche in un volto nuovo, sarà il benvenuto.