Olimpiadi, il vice allenatore Giampaolo Medei sogna l'oro per il volley

Il vice allenatore marchigiano verso la finale a Rio:"Siamo fin troppo carichi". L'intervista.

Macerata, il treiese Giampaolo Medei vice allenatore azzurro

Macerata, il treiese Giampaolo Medei vice allenatore azzurro

Macerata, 21 agosto 2016 - Giampaolo  Medei è il vice allenatore della nazionale di pallavolo che oggi si gioca l’oro olimpico contro il Brasile. E assieme a Matteo Carancini, scout man della Lube, è uno dei due maceratesi che saliranno comunque sul podio dei Giochi di Rio. Giampaolo, infatti, è nato a Treia nel dicembre del ’73 e ha iniziato la sua attività tecnica nel settore giovanile della Lube, approdando poi in prima squadra nel 2001 come vice coach di Roberto Masciarelli. Da qualche anno allena con successo in Francia, nella serie A transalpina, ma il ct Gianlorenzo Blengini, quando è stato chiamato a sostituire Berruto sulla panchina azzurra, ha voluto al suo fianco proprio lui. Una scelta importante, e vincente, dati i risultati. Lo abbiamo raggiunto al telefono in Brasile ieri mattina, a poco più di 24 ore di distanza dalla finalissima. 

Giampaolo, smaltita l’adrenalina per la semifinale contro gli Stati Uniti? "Sì, ma ora siamo fin troppo carichi. Dobbiamo ben gestire le energie emotive che abbiamo accumulato con questa sfida…". 

Adesso ve ne aspetta un’altra ancora più tosta contro i padroni di casa.  "Già, saremo di nuovo al Maracanazinho dove abbiamo già affrontato il Brasile. È un bel posto per giocarci a pallavolo, ma per la finalissima sarà ancora più ‘caldo’. Questo però accrescerà ulteriormente le nostre motivazioni". 

Finora il vostro cammino è stato comunque esaltante. E’ d’accordo?  "Credo che l’Italia sia stata l’unica squadra capace di giocare a buon livello da subito. Non potevamo far meglio". 

Qual è stato il segreto?  "Abbiamo affrontato la World League in condizioni fisiche non ottimali, però abbiamo lavorato molto per crescere e arrivare in condizione alle Olimpiadi. Penso che adesso i ragazzi siano davvero al top della forma. Inoltre, nel periodo di preparazione e durante i Giochi stessi, la squadra si è ‘cementata’: il gruppo ha una grande coesione e riesce a dare il meglio pure per questo". 

Qui in Italia c’è un grande entusiasmo. Lo avvertite a Rio?  "Certo, speriamo di mettere la ciliegina sulla torta… Mi stanno arrivando centinaia di messaggi da amici e tifosi, provo a rispondere a tutti ma non riesco. Sarebbe un secondo lavoro: cosa impossibile in questo momento fra partite da preparare e situazioni da studiare. Mi dispiace, lo farò con gioia al ritorno". 

Un giudizio, infine, sulla sua prima esperienza olimpica. 

"È davvero particolare, vivi un’atmosfera unica. Purtroppo non c’è stato molto tempo libero per vivere appieno il villaggio o seguire altri sport, ma l’aspetto più bello è quello di stare in una città dello sport in cui si respira il concetto primitivo dello sport stesso: gli atleti sono tutti uguali a prescindere dalla disciplina; le differenze date dal business o dalle tendenze del mondo esterno vengono annullate. Nel villaggio si mangia insieme, si prende lo stesso bus-navetta, si hanno le medesime regole: Bolt e l’arciere più sconosciuto del Paese più lontano sono sullo stesso piano. Lì vincono i valori autentici dello sport".