Omicidio Sarchiè, 4 indagati. Il pescivendolo è stato ucciso da un rivale in affari

Un 40enne siciliano avrebbe ucciso il pescivendolo, altri tre catanesi lo avrebbero aiutato a nascondere il corpo e il furgone. L'appello del procuratore: "Chi ha visto qualcosa parli" FOTO Il ritrovamento del cadavere

Pietro Sarchiè con uno squalo nel suo negozio

Pietro Sarchiè con uno squalo nel suo negozio

Macerata, 9 aprile 2014 - Svolta nelle indagini sull'omicidio di Pietro Sarchiè, il pescivendolo sambenedettese sparito il 18 giugno e ritrovato morto sabato scorso in una stradina di Valle dei Grilli a San Severino. Ci sono 4 uomini indagati a piede libero. Il principale indagato è Giuseppe Farina, 40 anni, siciliano: di mestiere fa il venditore di pesce abusivo, e sarebbe proprio la rivalità in affari con Sarchiè all'origine del delitto. E' di Farina la casa a Seppio di Pioraco, perquisita ieri dagli inquirenti. Per l'uomo l'accusa è di omicidio e occultamento di cadavere.

Il secondo indagato è un catanese, Santo Seminara, accusato di concorso in occultamento di cadavere. Seminara è il proprietario dell'impresa edile sequestrata, sempre ieri, dagli inquirenti. Le altre due persone indagate, per favoreggiamento, sono due catanesi: avrebbero nascosto a casa loro pezzi del furgone di Sarchiè. In una delle abitazioni sono stati trovati pezzi di metallo riconducibili al furgone, pezzi che gli uomini avevano cercato di bruciare in una stufa. In uno dei capannoni sequestrati ieri è stato trovato anche un 'santino' della madre di Sarchiè.

Un testimone potrebbe aver assistito all'aggressione. Altri abitanti della zona avrebbero invece assistito a una discussione avuta dalla vittima con altre persone non identificate. Per questo il procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, ha rivolto un invito "perchè anche altri testimoni diano il proprio contributo di fronte di un fatto di estrema gravità, seguendo l'esempio delle numerose persone che hanno già reso dichiarazioni probatoriamente rilevanti".