Orologio della Torre, chi paga?

Mancano tre rate su quattro della Camera di commercio

Turisti davanti all’orologio

Turisti davanti all’orologio

Macerata, 4 settembre 2015 - È una delle principali attrazioni turistiche della città, ma ora proprio l’orologio della torre potrebbe aprire un bel problema economico per il Comune, visto che non tutto il costo dell’opera è stato ancora coperto. I 750mila euro previsti, infatti, dovevano essere reperiti da una serie di contributi elargiti da Regione, Fondazione, Camera di commercio, Comune e Apm, ma al momento dei soldi dell’ente camerale non c’è traccia.

Il problema deriva dal fatto che il contributo previsto di 100mila euro divisi in quattro tranche a partire dal 2011, non può più essere pagato per un disguido di fatturazione. Tutto deriva dalla diversa contabilità introdotta dalla Camera di commercio nel 2007, una contabilità economica per cui ai progetti possono essere concessi finanziamenti a patto, però, che poi ogni anno venga presentata la relativa fattura. Cosa che, invece, dal Comune non è stata fatta, forse per un’errata comunicazione tra uffici.

La fattura inviata, infatti, sarebbe solo quella della rata del 2014, così gli altri soldi non essendo stati richiesti sono stati utilizzati dalla Camera di commercio per scopi diversi. Una storia che parte dal 2007 quando, l’allora assessore Giovanni Di Geronimo, cominciò a cercare i finanziamenti. «Sono andato prima in Regione – racconta – e Pietro Marcolini mi ha lasciato i soldi da parte senza avere alcun progetto in mano, poi andai alla Fondazione Carima che mise una postilla per cui avrebbero concesso i 100mila euro solo dopo aver visto l’opera realizzata sulla torre».

Questo obbligò l’amministrazione di allora a rivedere i tempi di realizzazione dell’opera. Inizialmente, infatti, prima di costruire l’orologio era prevista la musealizzazione e il restauro dei pezzi esistenti. «Visto che la maggior parte dei finanziamenti erano però vincolati alla presenza dell’orologio sulla torre decidemmo di invertire i tempi – continua Di Geronimo – per cui prima dovevamo realizzare l’orologio e solo dopo avremmo pensato alla musealizzazione. Con i tempi rivisti, quindi, andai a parlare anche con la Camera di commercio che promise un contributo da versare in diverse rate e con la Provincia, allora guidata da Franco Capponi, che promise altri 50mila euro che, però, non sono mai stati versati perché l’amministrazione cadde qualche mese dopo».

Accantonata la Provincia, però il Comune poteva contare sull’appoggio di diversi altri enti, tra cui appunto la Camera di commercio che avrebbe dovuto pagare la sua quota dal 2011, previa emissione della relativa fattura. Ma così non è stato e, incassata una rata, ora chi pagherà le altre?