Oltre 10mila euro tra stipendi e rimborsi. I parlamentari maceratesi: "Ok ai tagli"

Manzi e Morgoni (Pd): le indennità vanno legate alle presenze

Morgoni

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Macerata, 25 ottobre 2016 - Il premier Matteo Renzi dice: «L’indennità sia sulla base delle presenze in Parlamento». E la deputata e il senatore nostrani del Pd, Irene Manzi e Mario Morgoni, sono d’accordo. D’altronde, pur non raggiungendo i numeri della collega stakanovista lombarda Cinzia Fontana, vantano l’una l’86,27% e l’altro il 93,37% di presenze (5,59% di missioni). Per la Manzi oltre ad «esserci», l’importante è anche «fare» a seconda degli atti presentati in aula e in commissione (lei ha un indice di produttività del 121,2 e si pone al 384esimo posto su 630 deputati), ma reputa quello di Renzi un tentativo di mediazione concreto rispetto alla proposta grillina di dimezzare d’emblée l’indennità.

«Già ci sono trattenute sulla diaria per le assenze – precisa la deputata –, ma siamo aperti anche alla valutazione di un ulteriore taglio per venire incontro alle richieste dei cittadini». La Manzi percepisce 5mila euro mensili di indennità, 3.500 di diaria (l’indennità di trasferta) e 3mila come rimborso spese per l’esercizio del mandato. «La diaria serve per il mantenimento a Roma – specifica – ovvero affitto di un alloggio o pagamento di un hotel, e vitto. Mentre le spese per il mandato sono a sostegno delle iniziative politiche e pagare i nostri collaboratori». Il 90% dei politici è dotato di assistenti parlamentari. Gli spostamenti su aereo e treno sono pagati dallo Stato. Anche il senatore Morgoni svela il proprio stipendio e si dice pronto a una riduzione, «purché venga mantenuta una misura decorosa, che non ci faccia arricchire ma tenga comunque conto di impegno, studio, serietà, presenza e dia risposte ai cittadini. Ciò significa che si lavora anche nei week end, che ci si sposta sul territorio, che si mantiene un rapporto con gli elettori». L’indennità al netto di Morgoni è di 6mila euro mensili, oltre a 4-4.500 euro complessivi tra rimborsi spese (vitto, alloggio e spostamenti), collaboratori e iniziative politiche: al partito vanno 1.500 euro. «Io sono per la riduzione dei costi della politica – conclude – e sono per il sì al referendum costituzionale, anche se il Senato sarebbe annullato. Io ho una mia attività, non vivo di politica. Il taglio-stipendi va fatto con serietà: in base alle presenze si risparmierebbe molto più del 50%. Cerchiamo di colpire i parlamentari disonesti».