Scherzo al citofono, ragazzino inseguito e picchiato

Caldarola: 13enne finisce all’ospedale, il papà chiama i carabinieri. «Preso a pugni da un uomo di oltre cento chili»

Il papà del ragazzino ha chiamato i carabinieri (foto d’archivio)

Il papà del ragazzino ha chiamato i carabinieri (foto d’archivio)

Caldarola, 2 agosto 2015 – Suonano il campanello e scappano, ma il proprietario di casa li rincorre, ne acchiappa uno e lo pesta tanto da mandarlo in ospedale.

E’ finita così lo scherzo di una decina di adolescenti, tra gli 11 e i 13 anni, che venerdì sera giravano per il centro di Caldarola.

Secondo il racconto del padre di uno dei ragazzini erano circa le 22.40 quando il gruppo si trovava in viale Umberto I, nella strettoia vicino alla piazza. Un residente di 34 anni, di nazionalità ucraina, stanco degli schiamazzi, sentendo suonare il citofono nella sua abitazione, sarebbe sceso e avrebbe deciso di vendicarsi punendo un 13enne.

Sempre secondo la verisione del genitore, l’inseguimento è scattato dal negozio di rame fino alla gelateria «Da Savè», quando il giovane, l’ultimo della comitiva, sarebbe stato acciuffato e picchiato dal 34enne. «Prima con un pugno l’ha steso a terra – racconta il padre del ragazzino, noto commerciante – poi ha cominciato a dargli calci sulla testa e sulla pancia. Se non fosse stato per una coppia di Caldarola, che in quel momento passava davanti a Savè e ha intimato all’uomo di fermarsi non so come avrebbe ridotto mio figlio. Mi ha chiamato dal loro telefono e mi sono precipitato sul posto, ma il 34enne era già andato via. Ho portato mio figlio all’ospedale di Tolentino e poi per i dovuti controlli ci hanno mandato a Macerata, dove siamo rimasti fino a tarda notte. Ora sta a casa, gli gira la testa e ha qualche ematoma, ma più che altro spero che questo episodio non gli abbia lasciato un trauma psicologico perché la paura è stata tanta». Il padre ha anche chiamato i carabinieri della stazione locale, che l’hanno accompagnato a parlare con l’ucraino per avere chiarimenti. «Durante l’incontro lui non ha proferito parola – dice –, è intervenuta sua madre dicendo che questi ragazzini hanno stufato, che gli rendono la vita impossibile e sono convinti che a suonare il citofono sia sempre mio figlio. Nessuno mi ha chiesto scusa e quell’uomo, un armadio di due metri e oltre cento chili, non si è minimamente pentito di aver preso a calci e pugni un ragazzino delle medie. Avremmo abitudini culturali diverse da loro. Ma chi da ragazzo non ha mai commesso una bravata?». Il papà sta valutando se denunciare o meno il 34enne. «E’ stata una reazione spropositata e intollerabile – afferma –. Bastava che avesse chiamato i carabinieri o noi genitori, bastava un secchio d’acqua dalla finestra o inventarsi una denuncia, cioè gli adolescenti si spaventano con poco. Avremmo sgridato noi i nostri figli se fossimo stati avvertiti, ma non si può mandare un 13enne al pronto soccorso per lo scherzo al citofono».

Lucia Gentili