Assalto al portavalori in A14, il racconto: "Gridavano 'vi facciamo esplodere', un incubo"

Assalto al portavalori in A14: la testimonianza choc di Andrea Fusari, autista del mezzo di scorta FOTO Terrore in autostrada - Decine di veicoli bloccati VIDEO Il portavalori rapinato

Il portavalori rapinato in A14 e Andrea Fusari (foto Calavita)

Il portavalori rapinato in A14 e Andrea Fusari (foto Calavita)

Macerata, 2 ottobre 2015 – «Abbiamo sentito gli spari, il motore si è fermato e loro ci hanno affiancato. Con il mitra battevano sul vetro, ci urlavano ‘scendete o facciamo esplodere il furgone’. Noi ci siamo abbassati, nascosti nella parte più protetta del furgone, pensavamo che ci avrebbero ammazzato». E’ difficile restare impassibili, solo a sentire il racconto di quello che è successo martedì pomeriggio sull’A14A descrivere quei momenti di autentico terrore è il conducente del mezzo di scorta della Fitist, Andrea Fusari, 36 anni, di Corridonia: il furgone dove erano lui e il collega Massimo Pinciaroli è stato crivellato di colpi. Fusari ha battuto contro un sedile, e ha delle contusioni alle costole. Ha avuto sei giorni di prognosi, e solo lui dei cinque coinvolti nell’assalto ieri non è tornato al lavoro. «Eravamo partiti da Jesi, dove la Fitist ha il caveau, ed eravamo diretti a Civitanova. All’improvviso abbiamo sentito gli spari e abbiamo visto le auto che ci affiancavano».

Vi hanno bloccato la strada?

«No, hanno sparato al motore e il furgone si è fermato. Noi ci siamo subito abbassati, per proteggerci nella parte più sicura del mezzo».

Voi siete armati, avete pensato a sparare?

«Veramente per un attimo mi è venuto in mente, ma Massimo mi ha fatto riflettere: se ne avessi colpito uno, gli altri avrebbero fatto di tutto per ucciderci».

Così abbassati, cosa avete sentito?

«Tantissime raffiche di mitragliatore. Appena provavamo ad alzare la testa, facevano fuoco, più contro di noi che contro l’altro furgone. Ho contato 60 segni dei proiettili solo dal mio lato di guida. Ci urlavano di uscire, parlando in italiano, battevano con il mitra sul vetro, dicevano che ci facevano esplodere. Poi abbiamo sentito il rumore della sega contro la lamiera. Sarà durato tutto una decina di minuti».

A quel punto avete chiamato la polizia?

«Ci avevamo provato anche prima, ma avevano schermato tutti i cellulari. Però sono riuscito a mandare con Whatsapp un messaggio audio alla mia ragazza, si sentivano anche gli spari, e lei ha avvertito i carabinieri. Ma c’è voluto prima che arrivassero. Quando siamo scesi dal furgone, ci siamo trovati con le auto in fiamme, la gente che si avvicinava per vedere se avevamo bisogno di aiuto, e noi che dovevamo evitare che la zona venisse modificata - c’erano bossoli ovunque - in attesa della polizia».

Ma non eravate sconvolti?

«Io soffro di pressione alta, ho preso subito la pastiglia ma un’ora dopo, quando me l’hanno misurata, avevo 220 su 145. Non ho dormito, non ho mangiato».

Voi sapevate quanti soldi stavate portando?

«Noi non lo sappiamo mai».