Omicidio Sarchiè, interrogatori: anche Seminara e Torrisi scelgono il silenzio

Macerata, i due sono agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento

Domenico Torrisi viene condotto in tribunale (foto Calavita)

Domenico Torrisi viene condotto in tribunale (foto Calavita)

Macerata, 27 febbraio 2015 – Secondo giorno di interrogatori nell’ambito dell’inchiesta per l’omicidio di Pietro Sarchiè, il venditore ambulante di pesce ucciso nel giugno scorso. Dopo Giuseppe Farina e Salvatore Farina, che ieri in carcere a Camerino si sono avvalsi della facoltà di non rispondere alle domande del gip, questa mattina è toccato agli altri due indagati. Santo Seminara e Domenico Torrisi, finiti agli arresti domiciliari martedì scorso con l’accusa di favoreggiamento per avere cercato di aiutare i Farina a distruggere il furgone di Sarchié e a far sparire i pezzi, sono stati portati dai carabinieri in tribunale per l’interrogatorio, assistiti dagli avvocati Tiziano Luzi e Nicola Pandolfi. Davanti al gip hanno scelto di non rispondere alle domande. Torrisi, comunque, tramite i legali fa sapere di non aver mai saputo di chi fossero quei pezzi di furgone e di essersi solo limitato a portare l'asse del mezzo in Valle dei Grilli per lo smaltimento. Presente in tribunale anche Maria Ansaldi, moglie di Torrisi, indagata a piede libero. <Mio marito - ha detto - è stato tradito dagli amici>.