Sarchiè e la guerra con gli abusivi. "Sì, la concorrenza sleale esiste"

Civitanova, De Santis dell'Assoittico: costi insostenibili, molti chiudono di Paola Pagnanelli

Pietro Sarchiè con uno squalo nel suo negozio

Pietro Sarchiè con uno squalo nel suo negozio

Civitanova Marche (Macerata), 22 luglio 2014 - Costi in aumento e un abusivismo che taglia le gambe. E’ un mare agitato quello in cui nuotano i commercianti di pesce. In questo mare si muoveva anche Pietro Sarchié, l’ambulante sambenedettese ucciso il 18 giugno: secondo la Procura, uno degli assassini sarebbe un suo concorrente, Giuseppe Farina, quarantenne di Pioraco, e nell’ambiente di lavoro sarebbero nati i conflitti poi sfociati nel turpe omicidio. Il mercato del pesce non è esattamente un ambiente per signorine. "Si comincia ufficialmente alle 3.45 e si finisce tra le 6 e le 7 — spiega Giuliano De Santis, presidente dell’Assoittico, l’associazione che riunisce ottanta venditori all’ingrosso del centro Italia, che acquistano il pesce fresco a Civitanova —. Tanti produttori portano il pescato al mercato ittico (che è al 51 per cento del Comune e al 49 per cento dei produttori), e ogni mattina si tengono due aste".

Ci sono scontri, contestazioni, o la vendita è pacifica? "C’è tutto un folklore sul mercato ittico, che comunque finché rimane tale non crea problemi. Ma certo può capitare che il banditore scivoli, anche se il pavimento è a norma...".

Quali sono le difficoltà che agitano la categoria? "In questo momento a Civitanova stiamo vivendo un problema serio: i commercianti all’ingrosso devono assicurare la tracciabilità del prodotto e rispettare una serie i norme, che di fatto impongono di sostenere delle spese. Chi è al di fuori di questo sistema evita un sacco di costi, e può fare concorrenza sleale. Per questo da marzo abbiamo scritto al sindaco e al direttore del mercato ittico, facendo presenti le nostre difficoltà. Ma finora non abbiamo avuto risposte".

Le difficoltà sono dovute agli abusivi? Sono così numerosi da costituire un problema? "Molti commercianti stanno chiudendo le attività, le vendite sono calate. Può essere anche colpa della crisi, ma sappiamo che non è solo quello. Tra l’altro, sembra che a Civitanova in questi giorni il Comune abbia autorizzato un’altra via, la quinta, per la vendita ambulante, proprio nel cuore della zona dove si vende il pesce fresco, davanti alla Capitaneria, in largo Donatori di Sangue. Ma lì ci sono già dieci licenze autorizzate da sempre per la vendita al dettaglio. Noi regolari sosteniamo diverse spese per il mercato ittico, come il facchinaggio, l’aggio, i diritti sanitari, il veterinario, la banca interna (che è la più cara delle Marche, e a cui paghiamo in anticipo) e l’evidenziatore. Quest’ultimo, cioè il venditore del pesce, prima veniva pagato solo con la “muccigna”, il pescato che non veniva venduto; ora invece, d’accordo con il nuovo consiglio d’amministrazione del mercato, per metà lo paghiamo anche noi. Così i nostri costi sono insostenibili. Dall’altra parte abbiamo commercianti che non spendono un euro per questi aspetti amministrativi, e possono comprare il pesce dove vogliono. Non abbiamo le stesse regole, gli stessi costi".

Le risulta ci siano stati contrasti violenti tra voi regolari e gli altri venditori? "Finora no, perché cerchiamo di tenere la situazione sotto controllo: dare lustro al mercato del pesce significa darlo alla città, al turismo e a tutto il sistema. Ma non mi sento di escludere che possano essercene, soprattutto tra coloro che rischiano di dover chiudere la propria attività per colpa di chi fa concorrenza sleale".

Paola Pagnanelli