Processi e poltrone

Roberto Fiaccarini

Roberto Fiaccarini

Macerata, 17 agosto 2014 - Sarà pure banale, ma la prima reazione di fronte alla vicenda di Stefano Monachesi è che certe cose possono succedere solo in Italia. E ultimamente succedono spesso da noi. In quale altro posto, d’altronde, può capitare che uno patteggi un anno per violazione delle disposizioni contro la criminalità mafiosa, venga poi condannato in via definitiva per gestione di rifiuti non autorizzata, e però continui a essere il dirigente di una società interamente pubblica di gestione dei rifiuti? E in quale altro posto può succedere che la stessa persona sconti la pena alternativa dei servizi sociali in un’associazione di cui è presidente? In Italia, e in particolare nella nostra isola felice maceratese, tutto questo è possibile. Peraltro nel silenzio quasi totale della politica, che ha trovato nel ponte ferragostano una valida scusa per disinteressarsi di una vicenda come questa. Di fronte alla quale, sinceramente, rischiano di impallidire molte altre: come quella del presidente della commissione urbanistica (Luigi Carelli) indagato per reati urbanistici che si dimette dal suo partito ma resta serenamente a presiedere la commissione. Almeno lui può invocare la doverosa presunzione di innocenza a garanzia di ogni indagato. 

La stessa che merita il presidente della Camera di commercio, Giuliano Bianchi, rieletto per la quarta volta e subito dopo indagato in relazione allo scandalo Banca Marche, del cui consiglio d’amministrazione è stato componente fino all’ultimo momento, cioè fino al commissariamento. Anche lui resta serenamente al suo posto in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Peraltro nessuno, ma proprio nessuno, sembra trovarci assolutamente niente di strano. Nel calderone potremmo metterci anche il consiglio regionale, quasi tutto sotto inchiesta per le spesucce allegre dei gruppi, compreso l’acquisto del mitico libro sul piacere femminile, e i funzionari regionali, accusati di aver lucrato sulle autorizzazioni degli impianti a biogas. Un tempo, più o meno vent’anni fa, eravamo travolti da un’ondata di giustizialismo che trasformava ogni avviso di garanzia in una condanna senza appello, oggi preferiamo un garantismo addirittura esasperato. Ma in fondo chi se ne importa: è estate, ci penseremo a settembre. O anche no. Tanto siamo in Italia e va benissimo così.