Liotti ottimista: "Salveremo la Maceratese"

L’amministratore unico: un imprenditore bresciano interessato a entrare nella società

Un momento della partita con il Venezia (foto Calavita)

Un momento della partita con il Venezia (foto Calavita)

Macerata, 18 giugno 2017 - «Io sono ottimista sul futuro della Maceratese». Lo dice Claudio Liotti, amministratore unico della Maceratese al termine di una settimana di lavoro. «Tra l’altro – spiega al telefono – nei prossimi giorni un imprenditore bresciano potrebbe entrare in società. È stato qui, gli sono piaciuti la città e il progetto».

Però in città i tifosi temono che la Maceratese non riesca a iscriversi.

«Guardi, abbiamo preso una società destinata ad andare al cimitero, abbiamo fermato la marcia funebre e stiamo cercando di ridarle vita. E allora oggi stiamo cercando di trasformare questi timori in certezze».

Quali sono le tappe decisive per la Maceratese?

«Il 26, quando dovranno essere pagati gli stipendi, e poi il 30 giugno».

Una settimana fa avete scritto che è in via di definizione l’accordo con la Tardella per il vincolo sulle quote e da allora non ci sono state altre comunicazioni. Cosa è successo?

«A inizio settimana la incontreremo, non è stato possibile farlo prima perché il nostro legale era impegnato all’estero. Questo incontro è un momento importante che si inserisce tra quelle due date».

Crede che questa operazione possa andare a buon fine?

«Dico di sì. Innanzitutto la Tardella merita grande stima e rispetto per quanto fatto a Macerata. Esaminiamo la sua storia calcistica: prende il club dall’Eccellenza e lo porta a un passo dalla B. Questo dobbiamo riconoscerlo a lei, che è una persona intelligente e capirà che per dare continuità al suo lavoro deve fare un passo indietro, cioè deve liberare il vincolo sulle quote per permetterci di investire denaro. E poi lei vorrà dare continuità ai sacrifici e al lavoro che ha portato avanti per anni».

Rappresentano un peso i contratti sottoscritti da alcuni giocatori per il prossimo anno?

«Noi siamo fortunati in tal senso, perché ne abbiamo pochi, per cui la squadra è da rifondare».

Lei si lamentava che a livello dirigenziale ci fossero cinque direttore sportivi.

«L’anno scorso la proprietà ha preso più direttori che giocatori. Una cosa è certa: ci terremo solo chi fa al caso nostro, per cui non prenderemo altri diesse per non indebitare la società».

Caira fa parte dell’organigramma?

«È il nostro diesse, anche se gli altri hanno un contratto».

Lorenzo Monachesi