Vivevano in una villa senza pagare l’affitto, condannati anche per i danni

Treia, se ne sono andati dopo quattro anni devastando i bagni e il parco

Il tribunale di Macerata (Foto di repertorio Calavita)

Il tribunale di Macerata (Foto di repertorio Calavita)

Treia (Macerata), 30 giugno 2016 – Dopo aver abitato in una villa storica per quattro anni senza mai pagare un euro di affitto, se ne erano andati devastandola ovunque, dai bagni al parco di alberi secolari. Per questo, accusati di danneggiamenti, sono stati condannati a otto mesi di reclusione due treiesi che, se non vorranno scontare la pena in carcere, dovranno fare volontariato per almeno tre mesi. La vicenda si era verificata nell’ottobre del 2008. Delia Ranieri e Sandro Leonardi, dopo aver venduto un edificio storico in contrada San Marco Vecchio, avevano stipulato un contratto di affitto con i nuovi proprietari, Sesto e Fernando Porfiri, per restare a vivere nella villa.

Per quattro anni però i coniugi non pagarono nulla di quanto pattuito, e alla fine i Porfiri riuscirono a sfrattarli. Ma quando rientrarono in possesso dell’edificio, lo trovarono devastato: i bagni completamente divelti, tutti i muri e i pavimenti imbrattati da croci e scritte minacciose («la casa è infestata nessuno vi abiterà più»), schizzi di vernice sulle travi, muri abbattuti, le tubature dell’acqua rotte, e le finestre in frantumi; nel tetto era stato aperto uno squarcio. Anche nel parco era stata fatta una strage con gli alberi secolari, recisi con la sega e coperti di sale per farli seccare. E la fontana era ridotta in pezzi. Un danno per 250mila euro.

Nel corso del processo, Sandro Leonardi ha negato tutto, dicendo di aver lasciato la villa parecchio tempo prima dello sfratto e in perfette condizioni: qualcun altro doveva aver fatto quella devastazione. Ma i testimoni hanno confermato le accuse: un ruspista ha dichiarato di aver noleggiato la ruspa senza conducente a Leonardi qualche giorno prima dello sfratto, e Porfiri lo aveva visto in azione. Il giudice Danilo Russo ha dunque condannato i due, subordinando la sospensione condizionale della pena a tre mesi di volontariato. I due, difesi dall’avvocato Gianluca Brizi, dovranno anche risarcire i proprietari, parti civili con l’avvocato Lorenzo Vitali.