Martedì 23 Aprile 2024

Centristi nel caos, bufera su Alfano. Sacconi si dimette: linea fallimentare

L’ex ministro non è più capogruppo, Saltamartini verso il Carroccio. Il segretario e Lupi vogliono salvare la maggioranza: "Ma l'alleanza è a tempo" LITI E FAIDE:l FORZA ITALIA IN FRANTUMI

Angelino Alfano e Silvio Berlusconi (ImagoE)

Angelino Alfano e Silvio Berlusconi (ImagoE)

Roma, 1 febbraio 2015 - BARBARA Saltamartini, fresca di dimissioni da portavoce di Ncd, non solo non vota Mattarella, ma scheda bianca e resta a braccia rigorosamente conserte mentre la Boldrini ne proclama l’elezione. Anche il capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo, non applaude e pure le sue dimissioni sono nell’aria. Fermi, immobili, distanti anche fisicamente da Alfano, restano, in aula, Maurizio Sacconi, che si è appena dimesso da capogruppo al Senato, Fabrizio Cicchitto, che attacca «il cinismo di Renzi», e molti altri. Ncd – o, meglio, Area popolare (34 deputati, 36 senatori), come si chiama adesso, dopo una fusione, lunga e faticosa, con l’Udc – è un partito ormai imploso, dove persino i rapporti umani sono scesi ai minimi termini.

«È il ground zero del centrodestra», provano ad allargare il discorso, ma la guerra, almeno in Ncd, è iniziata. Una riunione mattutina, alle otto, ratifica il cambio di linea di Alfano. Solo la sera prima ha obbligato i suoi a passare dalla scheda bianca, scelta che avrebbe visto mantenere l’unità d’azione con gli azzurri, al voto a favore di Mattarella. La conta interna tra i Grandi elettori di Ap passa, paradossalmente, indolore: quattro astenuti e un solo contrario, la Saltamartini. Ma Sacconi neanche vi partecipa e, appena la riunione finisce, fioccano le dimissioni: prima Saltamartini, poi Sacconi.

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ALFANO, del resto, non poteva fare altro: una ventina di senatori siciliani, calabresi, pugliesi e di altra collocazione geografica, ma comunque ex-diccì, gli avevano detto, a brutto muso, che avrebbero votato per Mattarella «comunque». Rischiavano di arrivare, per Mattarella, almeno trenta voti in libera uscita su 77 grandi elettori di Ap. Troppi. Le pressioni di Renzi su Alfano, per quanto i due abbiano smentito i toni e le parole ‘minacciose’ pubblicate sui giornali, avevano fatto il resto. Solo che ora Ncd dovrà scegliere cosa fare. E non sarà indolore.

ALFANO e Lupi vorrebbero mantenere in vita il governo e la maggioranza con Renzi ma «a tempo» e «limitata ad alcune riforme», come dice lo stesso Alfano. Il ministro Lorenzin pensa a un piccolo partito o lista di centro alleato con il centrosinistra. Cicchitto, Sacconi, Pizzolante e tutta la pattuglia degli ex-socialisti ma anche un pezzo di ex-dc ed ex-Cdu da sempre anti-sinistra dc (Formigoni, Giovanardi) vorrebbero aprire la crisi di governo mettendo in conto la «fine delle riforme». E, soprattutto, dopo aver litigato con gli azzurri per mesi, tornano a pensare di tornare nella casa madre, una sorta di ricostituito Pdl, ma non sulla linea di Alfano che giudicano «fallimentare».

La Saltamartini, che viene da An, annuncia la sua decisione finale per domani, dopo un faccia a faccia con Alfano, ma è ormai lontana anni luce da lui. Si dice che potrebbe approdare alla Lega, o meglio al nuovo asse tra Lega e Fratelli d’Italia (Meloni) in una sorta di ritorno ‘a casa’. Un’area che Alfano considera «di estrema destra» e da cui è lontano: punta a ricostituire la ‘casa dei moderati’ con Berlusconi, ma restando, per ora, al governo. Solo Casini sorride. Ha lavorato per andare al Colle, ora passa per tifoso di Mattarella.