Venerdì 19 Aprile 2024

I muri sono un errore

Roma, 2 settembre 2015 - IN EFFETTI loro di muri se ne intendono, avendone tirato su uno che ha tenuto diviso il mondo. Ma se avessimo fatto con loro quello che loro vogliono fare con gli immigrati, ci sarebbe ancora il patto di Varsavia e loro invece di essere nella Nato farebbero i carristi dell’Internazionalismo proletario. Ma di quei tempi se ne sono dimenticati e si sono dimenticati anche che i muri non risolvono il problema, semplicemente lo rinviano, prova ne è che quel Muro lì ha retto per oltre 30 anni ma alla fine è crollato. Si dirà: ma la situazione è diversa perché quel Muro era un simbolo politico mentre quello che vogliono Polonia, Ungheria e Slovacchia è per fermare gli straccioni. Errore, perché la storia, non solo quella politica ma anche quella sociale, ci insegna che i bisogni alla fine prevalgono su chi non li risolve. E se c’è un’umanità che si mette in marcia, affronta pericoli, distanze e costi economici perché nel proprio Paese non vede futuro, significa che la motivazione è così forte che l’obiettivo giustifica il mezzo che è il costo della vita.

PERFINO le modalità sono uguali a quelle che venivano seguite a Berlino, anche allora fuggivano nascosti dentro i motori delle auto o nei doppi fondi delle Zhigulì. Perché questa è la regola. Gli uomini come i beni seguono la legge del mercato, che è un fiume in piena e se trova impedimenti da una parte devia da un’altra pur di arrivare dove vuole arrivare. E vuole arrivare in quello che considera il più bel posto del mondo, l’Europa, vista come terra di ricchezza, di benessere, del proprio futuro. Ecco perché è assolutamente necessario non rinviare il problema con muri che lasciano il tempo che trovano ma gestendo questa migrazione con requisiti che assicurino sicurezza e umanità.

E LA GRAN Bretagna? Già, l’Inghilterra. Di certo non si intende di muri ma ha una certa tendenza a voler fare l’isola e con la scusa dell’euroscetticismo si è sempre fatta gli affari suoi. Con indubbio vantaggio. Un vantaggio che attira non solo la dolente umanità del mondo ma anche i nostri figli che non riescono a trovare lavoro in Italia e a Londra invece sì. Ecco, a certi politici inglesi danno più fastidio i nostri figli dei profughi loro. Ma non sono gentlemen che onorano il made in England.