{{IMG_SX}}Modena, 16 ottobre 2007 - Un immigrato tunisino di 23 anni, clandestino e con alcuni precedenti penali (spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale, ma anche una condanna per molestie sessuali) è stato trovato morto ieri notte alle 2 all’interno del Centro di permanenza temporanea di Modena. Si è trattato quasi certamente (l’inchiesta della magistratura è in corso) di un suicidio, uno dei pochissimi avvenuti in Italia nei centri di questo genere, aperti nel 2002.
Ma il caso soprattutto per la dinamica resta un giallo. Ieri pomeriggio in Prefettura si è tenuta sull’episodio una riunione a cui hanno partecipato Giuseppe Forlani, direttore centrale del dipartimento di Libertà civili e Immigrazione arrivato d’urgenza da Roma, Mario Ventura, prefetto vicario di Modena, il questore di Modena Elio Graziano, Daniele Giovanardi e Anna Maria Lombardo, rispettivamente presidente della ‘Misericordia’, che ha in gestione il Cpt, e direttrice del centro per contro dell’associazione di volontari.

 


A Modena quel ragazzo era semisconosciuto. Quando, quattro anni fa, giunse nella Penisola fu sorpreso per la prima volta come clandestino a Crotone. Denunciato, andò in Lombardia. Un anno fa il questore di Como ne aveva decretato l’espulsione dal territorio nazionale perché ‘trovato inottemperante all’espatrio’. Il tunisino fu sorpreso fuori regola sempre nel Comasco qualche mese dopo e inviato al Cpt modenese, uno dei pochi nel Nord Italia, l’unico che in quel momento aveva un posto libero. Nel luglio scorso l’immigrato riuscì ad allontanarsi dal Cpt (non si può parlare tecnicamente di evasione: la struttura non ha carattere detentivo) con la scusa di un malore per cui lo si dovette accompagnare in ospedale. Nel settembre scorso era stato rintracciato in città da una pattuglia della polizia, che ne aveva riscontrato col terminale la clandestinità e l’ordine di espatrio, e riportato al centro.


Ieri mattina il giovane nordafricano è stato trovato in una delle camere del Cpt con attorno al collo un laccio ricavato sfilacciando le coperte di carta fornite dal centro e collegato all’altro estremo con una sponda del letto, alta da terra una quarantina di centimetri. Secondo quanto è dato sapere finora, il giovane avrebbe scelto di togliersi la vita soffocandosi, usando una tecnica che presuppone un’ostinazione sconcertante: si è legato anche i piedi e una mano, prima di lasciarsi scivolare dalla branda. A trovarlo riverso sul pavimento è stata un’operatrice della Misericordia, che ha subito avvertito uno dei carabinieri in servizio al Cpt l’altra notte. Il tunisino però era già morto. Sul suo corpo nessuna lesione che lasci pensare a un’aggressione o a un suicidio simulato.



La dinamica dell’episodio, così come è stata spiegata ieri in Prefettura, lascia aperto solo un dubbio, relativo alla dinamica particolarissima del presunto suicidio. "E’ stata una morte triste, ma sicuramente imprevedibile — diceva ieri sera il questore Graziano —. L’inchiesta è in mano alla magistratura, ma già dai nostri riscontri non vi sarebbero sospetti su cause diverse da quelle del suicidio. Il resto è nella testa della vittima...". Daniele Giovanardi e Anna Maria Lombardo: "Siamo angosciati da quanto è accaduto. Dicono che quel ragazzo avesse atteggiamenti asociali, che non legasse con gli altri ospiti, ma sicuramente non è stato condizionato dall’ambiente in quanto tale, dove poteva godere, come gli altri ospiti, di una condizione molto vicina alla libertà".