{{IMG_SX}}Modena, 7 novembre 2008 - «Analizzare le ciocche di capelli senza il consenso dell’interessato è eticamente e deontologicamente scorretto, anche se si tratta di un minore. Inoltre i risultati possono essere falsati, sia in senso positivo che negativo». Interviene in modo deciso sulle analisi del capello per la ricerca di tracce di stupefacenti Elisabetta Bertol, presidente nazionale del dipartimento di tossicologia forense.

Al centro della critica l’anonimato garantito dai laboratori privati, come quello di Castelfranco: «Le strutture di tossicologia forense delle diverse università da decenni eseguono accertamenti di droghe su ogni tipo di campione, compresi i capelli. Ma sempre, e solo, con il consenso informato sottoscritto dall’interessato. Tutto quello che viene fatto all’insaputa del soggetto, sia anche minore, non è lecito».

Non è lecito o è illegale?
«Non esiste una legge che lo vieta ma si tratta di principi etici e deontologici. Senza considerare il fatto che i referti così ottenuti non possono avere, a livello giuridico, alcuna valenza».

La sottrazione di materiali organici all’insaputa dell’interessato, invalida quindi, a livello giuridico, il risultato?
«E’ così. Non sono solo i genitori preoccupati a chiedere queste analisi: si potrebbe trattare di coniugi in causa tra loro per l’affidamento dei figli o di un tentativo di screditare una persona sul luogo di lavoro. Nelle cause civili e penali i risultato così ottenuti non valgono come prova e un uso scorretto dei referti può essere passibile di denuncia».

E per i genitori che vogliono placare le loro ansie?
«Devono sapere che i risultati possono essere falsati. Sono in commercio, alla portata di tutti i laboratori, dei reagenti per analizzare i capelli per le droghe con metodi rapidi e c’è il rischio che si possano fornire risultati falsi senza che vi sia stata una conferma. Anche nel caso di analisi più accurate e complete per chi non ha anni di esperienza e sofisticati strumenti di lettura è molto facile sbagliare».

Per quali motivi i risultati possono essere falsati?
«Nel capello possono sedimentare tantissime sostanze che a una prima analisi possono sembrare ecstasy, ad esempio. Ed inoltre, in un contesto anonimo, chi garantisce l’appartenenza?».

Potrebbero esserci, a suo avviso, delle sostituzioni nei campioni?
«In tossicologia uno dei principi fondamentali è quello della catena di custodia: ogni passaggio del materiale biologico da analizzare deve essere certificato in modo sicuro. Se questo non accade l’analisi non può essere con certezza riferibile al soggetto».